Cervello evolutosi per ricordare posizione di cibi ipercalorici piuttosto che quelle dei cibi sani

Credito: Daria Shevtsova, Pexels, 1458687

Si chiama “teoria del foraggiamento ottimale” quella che spiega perché il nostro cervello, quando siamo in cerca di qualcosa da mangiare, ad esempio quando stiamo rovistando nel frigo, ci spinge sempre verso il cosiddetto “cibo spazzatura”. È un fenomeno che coinvolge la nostra memoria spaziale e finanche l’elaborazione delle cosiddette “mappe cognitive”.
Ora un nuovo studio sembra dare man forte questo approccio teorico spiegando che il cervello tende a ricordare meglio dove abbiamo lasciato il cibo spazzatura piuttosto che il cibo più sano.

I ricercatori hanno svolto gli esperimenti su 512 soggetti per avere la conferma che l’elaborazione spaziale della mente umana è orientata verso i cibi ipercalorici, qualcosa che probabilmente è legata alla sopravvivenza e all’evoluzione stessa.
La cosa si spiega facilmente anche osservando gli animali: questi ultimi, infatti, quando hanno la possibilità di scegliere, si nutrono sempre in prima istanza di cibi ad alta energia e con più calorie e probabilmente anche gli esseri umani non sono da meno dato che sembrano avere lo stesso impulso.

I partecipanti all’esperimento venivano collocati in una stanza labirintica e dovevano seguire uno specifico percorso annusando o assaggiando 16 cibi diversi, sia salati che dolci, con contenuti calorici diversi.
I partecipanti venivano divisi in due gruppi: nel primo potevano solo annusare il cibo, nel secondo potevano assaggiarlo anche. I ricercatori notavano, a seguito di sessioni ripetute, che il richiamo verso il cibo spazzatura risultava tra il 27 e il 28% più grande rispetto al richiamo verso il cibo più sano e questo superava anche fattori quali la familiarità del soggetto con il cibo stesso, il gusto del cibo e il loro desiderio in generale di mangiarlo.
“Questi risultati suggeriscono che le menti umane continuano a ospitare un sistema cognitivo ottimizzato per il foraggiamento efficiente dal punto di vista energetico”, riferiscono i ricercatori nell’abstract dello studio.

I soggetti si rivelavano straordinariamente efficienti nel riconoscere i campioni dal contenuto calorico più alto. I ricercatori credono che l’olfatto e la memoria siano effettivamente collegati con questo comportamento, nonostante il senso dell’olfatto sia considerato negli esseri umani molto sottosviluppato rispetto a tanti altri animali. “In effetti, si pensa che un senso olfattivo ben sviluppato abbia conferito un vantaggio di sopravvivenza ai cacciatori-raccoglitori (ancestrali)”, spiegano i ricercatori.
Quel che questo esperimento dimostra, in ogni caso, è che gli esseri umani sembrano avere una memoria migliore per le posizioni di cibi con contenuto calorico più alto piuttosto che per le posizioni di cibi con minor contenuto calorico.

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