
Secondo uno studio condotto dal professore di psicologia di Stanford Benoît Monin e dal suo studente Takuya Sawaoka i commenti e le reazioni contro comportamenti offensivi, considerati legittimi se sono sotto forma di una osservazione individuale, possono essere visti come vero e proprio bullismo quando si moltiplicano.
Ed è proprio questo il caso dei fenomeni sociali su Internet: chi fa commenti o comportamenti razzisti, sessisti o non patriottici può essere visto anche come un nobile eroe che fa la cosa giusta se coloro che gli fanno notare lo sbaglio, anche duramente, sono decine, centinaia se non migliaia, situazioni per nulla rare in Rete e nei social network.
Secondo Sawaoka queste reazioni contro casi di ingiustizia o di offese gravi sono senza dubbio ammirevoli ma per molti “D’altra parte, è difficile non provare simpatia per le persone che vengono sminuite da migliaia di estranei online e che addirittura perdono amici e carriere a causa di uno scherzo poco studiato”.
Lo studio si è avvalso di sei esperimenti che hanno visto la partecipazione di 3337 soggetti dei quali si esaminavano le reazioni alla visualizzazione di un post offensivo o controverso sui social media preso di mira da una massa di risposte.
Fonti e approfondimenti
- Moral outrage gone viral can come across as bullying (IA)
- The Paradox of Viral Outrage – Takuya Sawaoka, Benoît Monin, 2018 (DOI: 10.1177/0956797618780658) (IA)
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