Il cosiddetto “cibo ultra lavorato” può essere associabile alle malattie cardiovascolari secondo un nuovo studio presentato al Congresso ESC 2021. Per “cibo ultra lavorato” i ricercatori si riferiscono a vari prodotti alimentari che subiscono un certo livello di lavorazione prima di essere immessi nel mercato. Si parla, di quei prodotti realizzati “in serie” tra cui pane fatto in serie, piatti pronti, cibo da fast-food, dolci, dessert, carni ricostituite, noodles istantanei, frutta e verdura in scatola, bibite gassate, bevande zuccherate, eccetera.
I ricercatori hanno usato i dati di uno studio prospettico denominato ATTICA risalenti al periodo tra il 2001 il 2012 e provenienti dalla Grecia. I dati erano relativi a più di 2000 persone adulte con un’età media di 45 anni prive di malattie cardiovascolari e venivano reperiti tramite domande effettuate agli stessi soggetti in relazione ai cibi e alle bevande consumate.
Gli stessi partecipanti, poi, sono stati seguiti per un periodo di 10 anni, in particolare per conoscere l’eventuale sussistenza, durante questo periodo, di eventi cardiovascolari tra cui angina instabile, infarto, ictus, insufficienza cardiaca e aritmie cardiache.
I ricercatori scoprivano che l’incidenza degli eventi cardiovascolari era più alta all’aumentare del consumo di alimenti ultra lavorati. Nello specifico consumando in media settimanalmente 7,5, 13 e 18 porzioni, si aveva un’incidenza più grande dell’8,1%, del 12,2% e del 16,6%.
In più scoprivano che ogni porzione settimanale aggiuntiva di cibi ultra lavorati poteva essere collegata ad una probabilità più grande del 10% di incorrere in malattie cardiovascolari entro 10 anni.
Infine i ricercatori scoprivano che i soggetti che seguivano poco la cosiddetta “dieta mediterranea” vedevano un aumento di questi rischi.
“Si stanno accumulando prove di un’associazione tra alimenti ultra-elaborati e aumento dei rischi di diverse malattie croniche. Il nostro studio suggerisce che la relazione dannosa con le malattie cardiovascolari è ancora più forte in coloro con una dieta generalmente malsana”, spiega Matina Kouvari, ricercatrice dell’Università Harokopio di Atene che ha condotto lo studio.
Lo studio è stato intitolato ” Ultra-processed foods and ten-year cardiovascular disease incidence in a Mediterranean population: results from a population-based cohort study”.