
C’è una particolare zona del Sudamerica che in questi giorni si trova sulle prime pagine di tutti i network di informazione.
Parliamo naturalmente della foresta amazzonica che con i suoi incendi sta facendo discutere abbastanza animatamente anche i primi responsabili delle nazioni, tra cui politici e presidenti.
C’è però un’altra regione del Sudamerica che sta attraversando una fase molto critica. Si tratta del Cile e della peggiore siccità che ha colpito la zona della capitale negli ultimi decenni.
Lo stesso governo cileno ha dichiarato l’emergenza nazionale per contrastare le conseguenze della mancanza di pioggia e dunque di acqua soprattutto nel settore dell’agricoltura.
Altri problemi si stanno avendo anche per quanto riguarda la fornitura di acqua potabile per le popolazioni nelle zone periferiche o per gli animali da allevamento.
E ancora, altre gravi conseguenze potrebbero aversi nelle prossime settimane per quanto riguarda il settore dell’industria del rame, una delle spine dorsali dell’economia del paese, un’industria che utilizza grosse quantità d’acqua.
A soffrire le peggiori conseguenze della siccità sono le zone intorno alla capitale Santiago e le regioni nei pressi di Coquimbo e Valparaiso.
A rimarcare la gravità di questo periodo è stato anche Antonio Walker, ministro dell’agricoltura del Cile secondo il quale questo 2019 può essere considerato come uno degli anni più secchi attraversati dal paese in sessant’anni.
Naturalmente il collegamento principale che in molti stanno facendo è ai cambiamenti climatici in corso, in particolare al riscaldamento globale.
Secondo Patricio González, climatologo dell’Università di Talca, la siccità che sta colpendo le regioni centrali del paese “è molto difficile da invertire”.
Per quanto riguarda la relazione tra questi fenomeni e il riscaldamento globale, lo stesso ricercatore spiega che il 35% delle cause dietro a questo periodo di siccità, il cui inizio può essere individuato nel 2007, può essere collegato al riscaldamento globale.
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