
Esaminando i principali fattori che possono portare al collasso della civiltà così come oggi la conosciamo, un team di ricercatori è giunto alla conclusione che la Nuova Zelanda, seguita da altre quattro nazioni, è la regione meglio posizionata per sopravvivere o comunque per mostrarsi più resiliente a cambiamenti del genere.
L’interessante studio è stato condotto da ricercatori dell’Anglia Ruskin University ed è stato pubblicato su Sustainability.[1]
Collasso della civiltà neanche troppo improbabile
Come spiegano i ricercatori, una combinazione neanche troppo rara di distruzione a livello ecologico, diminuzione delle risorse mondiali e crescita della popolazione potrebbe portare a quella che viene comunemente detto anche “de-complessificazione”, ossia una fase di decrescita e di riduzione della complessità della nostra civiltà.
E in tutto questo sarebbero proprio i cambiamenti climatici a fare da “demoltiplicatore di rischio”.
Potrebbe volerci anche solo un anno
E non risulterebbe neanche una cosa per la quale potrebbero volerci secoli o decenni: secondo i ricercatori il collasso della civiltà potrebbe avvenire anche in meno di un anno e senza preavvisi. Il collasso diverrebbe infatti molto brusco a seguito di “cicli di feedback” con i tre fattori di cui sopra che “si accelererebbero” a vicenda.
Ciò sarebbe possibile, secondo i ricercatori, a causa dell’enorme iperconnettività che caratterizza la società odierna e in generale l’economia globalizzata.
Cinque i paesi più “resilienti”
Secondo lo studio sarebbero cinque i paesi dove sarebbe più conveniente vivere per cercare di sopravvivere ad un un collasso globale del genere. I paesi sono Nuova Zelanda, Islanda, Regno Unito, Australia e Irlanda. I ricercatori hanno preso in esame il livello di autosufficienza (in particolare per quanto riguarda energia e infrastrutture produttive), la quantità di terra coltivabile, la popolazione complessiva, e l’isolamento geografico. Quest’ultimo garantisce una certa resilienza da migrazioni e in generale da eventi di spostamento di massa di gruppi umani.
Isolamento geografico è importante
Secondo lo studio le cinque nazioni di cui sopra sono quelle dove è più probabile che i livelli di complessità sociale, tecnologica e organizzativa si mantengano più alti durante un evento di collasso della civiltà.
In effetti tutte queste nazioni sono isolate a livello geografico perché sono isole (oppure continenti insulari come nel caso dell’Australia).
Livelli di temperature e precipitazioni non troppo variabili
Queste stesse nazioni, secondo ricercatori, possono contare su una variabilità delle temperature così come una variabilità delle precipitazioni abbastanza basse. Questo sarebbe un vantaggio soprattutto per quanto riguarda il cambiamento climatico in corso.
“Cambiamenti significativi sono possibili nei prossimi anni e decenni. L’impatto dei cambiamenti climatici, tra cui l’aumento della frequenza e dell’intensità di siccità e inondazioni, temperature estreme e un maggiore spostamento delle popolazioni, potrebbe dettare la gravità di questi cambiamenti”, spiega Aled Jones, direttore del Global Sustainability Institute dell’Anglia.