Complessa simbiosi tra formiche e batteri analizzata dagli scienziati

Formica della tribù Camponotini (credito: Richard Bartz, Monaco Makro Freak, CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons)

Un team di ricercatori ha analizzato quella che può essere considerata come una forte relazione simbiotica tra un genere di batteri e una tribù di formiche. Nello specifico i ricercatori hanno analizzato la relazione tra i batteri Blochmannia e i membri della tribù di formiche dei Camponotini. Queste due forme di vita hanno stretto una forte relazione simbiotica circa 51 milioni di anni fa e l’hanno sviluppata in maniera tale che nessuna delle due specie può sopravvivere senza l’altra, una simbiosi denominata anche endosimbiosi obbligata.

Si pensa che le formiche abbiano inizialmente introdotto all’interno del proprio corpo questi batteri da degli insetti succhiatori di linfa denominati insetti emipterani. Si tratta di insetti con cui queste formiche condividono una nicchia ecologica. In ogni caso, questi batteri vivono all’interno delle cellule della formica ed hanno un ruolo importantissimo nel regolare la distribuzione dei lavoratori nella colonia e la capacità delle stesse formiche di sintetizzare i nutrimenti.
A loro volta le formiche forniscono loro “riparo” e un perfetto ambiente per sopravvivere e replicarsi da una generazione all’altra.
I ricercatori hanno localizzato i geni che regolano la linea germinale delle formiche, ossia quei materiali contenente le importanti informazioni genetiche che vengono trasmesse da una generazione all’altra.

“Invece di localizzare i geni della linea germinale in una sola posizione nell’uovo come tutti gli altri insetti, ora sono in quattro. Nessuno ha mai visto niente di simile in nessun altro insetto”, spiega Arjuna Rajakumar, primo autore dello studio con Ab. Matteen Rafiqi, presso l’Università Bezmialem Vakif di Istanbul. “Siamo stati anche sorpresi dal fatto che i geni hox, che stabiliscono il layout del corpo e normalmente si manifestano tardi nello sviluppo dell’embrione, sono apparsi molto presto e si localizzano nelle stesse quattro posizioni dei geni germinali”.
Lo studio è stato pubblicato su Nature.

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