
Composti che vengono utilizzati nell’inchiostro a sua volta usato in molte tipologie di imballaggi per alimenti, i cosiddetti fotoiniziatori, sono stati individuati da un gruppo di ricerca nel latte materno umano dopo che già ricerche passate lo avevano rilavato nel siero del sangue umano.
Gli stessi ricercatori, che hanno pubblicato il proprio studio su Environmental Science & Technology Letters, assicurano comunque che questi livelli non sembrano preoccupanti per la salute né della madre né dei lattanti.
Queste sostanze vengono soprattutto utilizzate nel processo della fotopolimerizzazione, una tecnologia che tra l’altro è considerata come più rispettosa dell’ambiente rispetto ad altre, e che serve per sintetizzare materiali sensibili alla luce tra cui inchiostro, rivestimenti e resine vulcanizzabili ai raggi ultravioletti.
Nel comunicato stampa che presenta la ricerca viene spiegato che evidentemente non tutte queste sostanze vengono esaurite nel corso del processo di reazione E che diversi di essi tendono dunque a finire negli alimenti.
Solo a livelli alti queste sostanze hanno effetti tossici o cancerogeni. La quantità massima ingerita calcolata dai ricercatori risultava ancora di quattro volte inferiore a livello di sicurezza fissato dalle autorità europee per la sicurezza alimentare.
Per eseguire la ricerca i ricercatori hanno analizzato il latte materno di 60 donne statunitensi rilevando 15 diversi tipi di fotoiniziatori tra cui il più diffuso era il benzofenone che era rilevato nel 97% dei campioni e che rappresentava il 79% delle sostanze fotoiniziatrici totali.