
Dopo aver analizzato la saliva di 87 persone diverse delle quali rimaste infette dal virus della COVID-19, un team di ricercatori è giunto alla conclusione che nella stessa saliva dei pazienti con la COVID-19 è presente una serie di marcatori infiammatori che sono diversi da quelli di altre patologie simil-influenzali. In sostanza i ricercatori hanno trovato quella che può essere considerata come una “firma immunitaria” unica e collegata alla malattia scatenata dal nuovo coronavirus.[1]
Come spiega il comunicato dell’International & American Associations for Dental Research che ha annunciato il nuovo studio,[1] questi risultati suggeriscono che la patogenesi della COVID-19 possa avere un ruolo potenziale anche nella saliva.
Fino ad ora il virus della COVID-19, denominato SARS-CoV-2, ha visto quasi 220 milioni di persone infettarsi e più di 4,5 milioni sono stati i decessi. Studi emergenti, come spiega il comunicato, hanno collegato i livelli del virus SARS-CoV-2 nella saliva al livello di gravità dell’infezione nonché del ricovero e del rischio di decesso.[1]
Come spiega il comunicato, la saliva è un fluido secretorio molto complesso. Contiene diversi elementi che possono produrre degradazione batterica e che possono svolgere importanti funzioni di pulizia. I livelli dei mediatori infiammatori presenti nella saliva in relazione al virus della COVID-19, spiega il comunicato, non sono stati ad oggi ancora precisamente quantificati.[1]
Per il nuovo studio i ricercatori hanno prelevato campioni dalla saliva di 87 persone divise in tre gruppi: persone positive al virus della COVID-19 sintomatiche, persone negative al virus della COVID-19 che presentavano una malattia simil-influenzale, e persone negative allo stesso virus asintomatiche.
I ricercatori hanno usato un kit di analisi delle citochine TH-17 ed un lettore di micropiastre fluorescenti Bio-Plex 200 per capire i livelli statistici di vari biomarcatori, come spiega il comunicato.[1]
Note e approfondimenti
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