
Un nuovo metodo per scoprire quando una persona affetta da COVID-19 corre il rischio di aggravarsi ed eventualmente di morire viene descritto da un team di ricercatori guidato dal professore Burkhard Becher dell’Istituto di immunologia sperimentale dell’Università di Zurigo. I ricercatori, che hanno collaborato con colleghi di Tubinga, Tolosa e Nantes, descrivono infatti un nuovo biomarcatore che potrebbe rivelarsi utile in questi casi, il numero di cellule T natural killer (NKT) nel sangue.[1]
Secondo quanto spiega Becher, il numero di queste particolari cellule all’interno del flusso sanguigno può essere infatti usato per prevedere i casi più gravi di COVID-19 con un grado di precisione abbastanza alto e anche nelle prime fasi della malattia.
I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue di diverse persone affette da polmonite grave causata da un patogeno diverso dal SARS-CoV-2, il nuovo coronavirus. Hanno poi confrontato i dati acquisiti con le risposte immunitarie dei pazienti con COVID-19 e in questo modo sono riusciti a capire alcune delle caratteristiche uniche della risposta immunitaria umana al nuovo coronavirus.[1]
Hanno scoperto che, nei casi di COVID-19, le cellule NKT circolanti nel sangue erano identificabili come biomarcatori predittivi per l’esito del paziente.[1]
Le cellule NKT, dette anche cellule T natural killer (Natural killer T cells) sono un gruppo di cellule T che vantano proprietà intrinseche sia delle cellule T che delle cellule natural killer (NK, dette anche grandi linfociti granulari). Le cellule natural killer sono linfociti citotossici molto importanti per il sistema immunitario innato umano e la loro risposta immunitaria è analoga a quella delle cellule T citotossiche per quanto riguarda il sistema immunitario adattivo dei vertebrati.[3]