
Una simulazione dell’universo creata tramite tecniche tipiche dell’apprendimento automatico e dell’intelligenza artificiale è stata realizzata da un gruppo di ricercatori del Center for Computational Astrophysics di New York.
Non si tratta di certo della prima simulazione computerizzata di un universo ma in questo caso la notizia ha fatto più scalpore perché i ricercatori dichiarano, nel comunicato stampa, sostanzialmente di non sapere come funziona.
In realtà è una caratteristica tipica di ogni sistema di apprendimento automatico: si forniscono grossi set di dati al software e poi quest’ultimo è in grado di eseguire dei collegamenti o di fare dei riconoscimenti in maniera automatica, non solo senza l’intervento esterno ma in sostanza senza che neanche si possa comprendere appieno, in determinate fasi, il procedimento che il software stesso utilizza.
Anche in questo caso, come spiega Shirley Ho, leader del team che ha eseguito la simulazione, “nessuno sa come funziona, ed è un grande mistero da risolvere”.
La simulazione può essere eseguita in pochi millisecondi e anche questa è una caratteristica da sottolineare secondo la stessa Ho secondo cui tutte le altre simulazioni computerizzate dell’universo richiedono comunque diverse ore, o nei migliori dei casi,diversi minuti. Questa simulazione, inoltre, risulterebbe anche molto più precisa.
La nuova simulazione, denominata Deep Density Displacement Model, o D3M, prende in considerazione soprattutto la gravità, ritenuta la forza più importante quando in fatto di evoluzione strutturale del cosmo su larga scala.
I ricercatori hanno utilizzato un modello di rete neurale profonda al quale sono stati forniti tutti i dati di 8000 diverse simulazioni precedenti.
Dopo la fase di “allenamento”, la rete neurale ha cominciato eseguire i propri calcoli basati proprio su queste informazioni. Ne è risultata la simulazione di un universo a forma di scatola con ogni lato lungo 600 milioni di anni luce. Ogni volta che crea una simulazione (ogni simulazione impiega solo 30 millisecondi per essere completata), il software migliora se stesso e migliora i propri risultati.
Al di là dell’aspetto misterioso che si è voluto far passare riguardo a questo nuovo sistema di simulazione dell’universo, questo studio potrà rivelarsi utile per altri ricercatori impegnati nello studio dell’origine o della struttura dell’universo stesso e in generale il metodo potrebbe essere di utilità in tutte le simulazioni computerizzate di oggetti o eventi spaziali.