
Secondo un interessante rapporto di Greenpeace, ripreso dalla AFP, entro il 2023 tutti i data center cinesi consumeranno più elettricità di quanto ne ha consumata tutta l’Australia l’anno scorso.
E ciò è ancora più rimarchevole considerando che quell’energia proviene in massima parte dal carbone.
Sempre secondo quanto affermato nell’articolo della AFP, tre quarti dell’elettricità usata dai data center cinesi nel 2018 proveniva dal carbone.
Ciò significa che nel solo 2018 sono state generate 99 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio solo per tenere in piedi questi data center.
E, proprio entro il 2023, i milioni di tonnellate potrebbero arrivare a 163.
Il settore tecnologico dell’archiviazione dei dati on-line e in generale il settore legato a Internet è in forte aumento con centinaia di milioni di utenti cinesi che utilizzano sempre più servizi di rete e il cosiddetto “cloud”.
È innegabile comunque che miglioramenti significativi riguardo all’efficienza energetica dei data center siano stati realizzati negli ultimi anni, e ciò riguarda anche quelli della Cina, tuttavia l’impronta ecologica di numeri del genere rimane significativa e fa ripensare anche alle teorie secondo le quali Internet, promuovendo la digitalizzazione dei dati, stia parallelamente promuovendo il risparmio energetico nel mondo.
Secondo Greenpeace, l’unica soluzione, almeno per contrastare in parte questi grossi consumi, sta nell’utilizzo delle energie rinnovabili.
Basterebbe anche solo un aumento dall’attuale 23% al 30% da parte delle aziende tecnologiche cinesi per risparmiare una quantità di carbonio immessa nell’atmosfera equivalente a quella emessa da 10 milioni di voli transatlantici.