
Melvin Vopson è un fisico dell’Università di Portsmouth che nel corso degli ultimi anni si sta concentrando su alcune ricerche relative all’informazione e alla massa che quest’ultima potrebbe avere, cosa che si rifletterebbe sui dati digitali che produciamo in gran numero ogni giorno e che spesso riversiamo su Internet. Il fisico ha proposto una teoria intrigante secondo la quale questa crescita digitale praticamente illimitata che vediamo oggi potrebbe portare, un giorno, ad una condizione strana che nessuno ha mai previsto: una frazione forse significativa della stessa massa del nostro pianeta potrebbe essere rappresentata proprio da dati digitali.
Il nuovo studio
Il ricercatore ha prodotto un nuovo studio, pubblicato su AIP Advances,[1] dove si concentra sul principio di equivalenza massa-energia-informazione che egli stesso aveva già proposto nel 2019 nonché sul contenuto informativo della materia osservabile che esiste nel nostro universo. Secondo il ricercatore riflettere su questi due fattori porta diverse importanti “congetture dell’informazione”.
Crescita estrema della quantità dei dati digitali
Secondo quanto spiega ScienceAlert, la crescita estrema della quantità dei dati digitali (testo, video, foto, audio e quant’altro possa essere riversato in forma digitale su un supporto informatico) potrebbe portare un giorno non solo a difficoltà nell’approvvigionamento dell’energia o dei materiali necessari per la loro memorizzazione ma potrebbe portare anche alla suddetta condizione relativa al fatto che tutta questa informazione digitale potrebbe in effetti avere un suo peso. Non si parla del peso dei materiali e dei supporti usati per memorizzarli, le cui tecnologie migliorano sempre (quindi c’è bisogno di quantità di materiali per la memorizzazione sempre minori), ma proprio del peso di bit digitali di cui questi file sono fatti.
Apocalisse digitale in 350 anni?
La quantità di dati digitali di potrebbe essere così grande che, nel giro di 350 anni, come calcola Vopson, il loro peso potrebbe superare quello di tutti gli atomi della Terra. Si tratta di una previsione limite che rappresenta forse anche una provocazione per spiegare comunque scenari che potrebbero essere apocalittici e che potrebbero portare ad una vera crisi dell’informazione. Questo modo di ragionare, tra le altre cose, potrebbe portarci anche ad una migliore comprensione della stessa materia oscura in quanto i modi che utilizziamo per calcolare la massa dei dati digitali potrebbero essere utili anche in quel campo.
Parte della massa di un elettrone fatta da informazioni?
Al momento non siamo ancora in grado di rilevare davvero la massa di un file digitale. Questo potrebbe cambiare, secondo Vopson, in quanto si possono applicare nuove tecniche per rilevare il peso delle particelle elementari, a partire da quello dell’elettrone. Secondo i ricercatori si può infatti presumere che la massa di un elettrone possa essere fatta dalla sua energia quando è a riposo ma anche da una quantità infinitamente piccola di informazioni incorporate dell’elettrone stesso. Questa quantità suppletiva di massa potrebbe essere calcolata analizzando i fotoni rilasciati quando l’elettrone si scontra con il positrone, la sua controparte fatta di antimateria.
Esperimenti si possono effettuare?
Secondo Vopson la massa dell’informazione contenuta in un elettrone potrebbe essere 22 milioni di volte più piccola della sua massa totale, già infinitamente piccola. Potrebbe essere possibile però calcolarla in laboratorio, un esperimento di “annientamento materia-antimateria” però al momento ancora mai condotto. Qualora però si potesse realmente effettuare, si potrebbe dimostrare che l’informazione ha una sua massa e ciò produrrebbe conseguenze non di piccola portata in relazione alle teorie dell’informazione e a quelle dello stesso Vopson secondo le quali i dati digitali potrebbero alla fine avere un loro “peso”.