Denti dei denisovani e dei moderni asiatici non somigliano secondo nuovo studio

Credito: Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (CENIEH)

Le supposte somiglianze tra i denti dei moderni umani asiatici e dei denisovani, la oramai nota popolazione umana estinta che è vissuta nello stesso periodo in cui hanno vissuto i Neanderthal e l’Homo sapiens, è stata confutata da un nuovo studio a cui hanno partecipato ricercatori del Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (CENIEH).

Si stima che il DNA dei denisovani sia presente nel 4-6% delle popolazioni attuali dell’area dell’Australia, della Melanesia e della Papua Nuova Guinea. Tuttavia, pur con questo alto livello di diffusione del DNA, poco si conosce riguardo ai cosiddetti Denisovani, così denominati perché gli unici resti conosciuti ed analizzati sono stati trovati in una grotta omonima in Siberia.

Lo studio arriva dopo una recente ricerca, che ha attirato un certo livello di attenzione, riguardante l’analisi di un pezzo di mandibola di denisovano che aveva, secondo i ricercatori che produssero quello studio, alcune caratteristiche in comune con le mandibole delle attuali popolazioni asiatiche. Una supposizione che suggerì che le moderne popolazioni dell’Asia hanno ereditato questa caratteristica proprio dai Denisovani.

In questo nuovo studio, realizzato dalla paleoantropologa María Martinón-Torres, che si è servita dell’apporto di scienziati esperti nella dentatura umana, confuta questa teoria.
Secondoil nuovo studio, la configurazione dei denti della mandibola risulta diversa da quella delle popolazioni umane moderne dell’Asia, in particolare per quanto riguarda la terza radice, diversa per dimensioni, forma e posizione.

La mandibola denisovana, infatti, presenta tre radici, così come le mandibole nelle popolazioni odierne delle suddette aree asiatiche, ma secondo Martinón-Torres questa somiglianza è dovuta ad un’altra variazione genetica diversa da quella dei denisovani.
“Sono simili solo nell’aspetto, hanno caratteristiche diverse”, afferma la Martinón. “Sebbene i denti siano lo strumento migliore che abbiamo per studiare le specie estinte, dobbiamo stare molto attenti e non esagerare con le interpretazioni di caratteristiche isolate. Parlare di introgressione tra specie a causa di una caratteristica comune, e non è nemmeno il caso qui, è molto rischioso”.

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