
La dieta strettamente basata sul mais potrebbe aver contribuito all’estinzione dei Maya secondo un nuovo studio apparso su Current Anthropology.
Secondo i ricercatori, infatti, la forte dipendenza dal raccolto del mais da parte dei Maya avrebbe reso questa popolazione così vulnerabile agli eventi di siccità e in generale ai cambiamenti climatici da essere uno dei principali motivi per i quali è scomparsa.
Non risulterebbe l’unica causa ma una delle cause concatenati, insieme all’espansione della popolazione e in generale al degrado dell’ambiente causato dall’intensificazione agricola, come rileva Claire Ebert, una delle autrici dello studio insieme a Julie Hoggarth, Jaime Awe, Brendan Culleton e Douglas Kennett.
I ricercatori hanno analizzato i resti di 50 sepolture umane di una comunità Maya che una volta viveva nei pressi dell’odierna Cahal Pech, in Belize.
Con la tecnica della datazione al radiocarbonio i ricercatori hanno determinato l’età di queste sepolture scoprendo che risalgono ad un periodo compreso tra il 735-400 a.C. e l’800-850 d.C..
In seguito hanno analizzato i resti del collagene osseo per capire cosa mangiavano e come le loro diete sono cambiate nel corso di tutti questi anni.
Hanno trovato un consumo sempre più crescente di mais e un consumo più variegato, che includeva varie piante selvatiche e animali, nei corpi più antichi.
Questo significa che le popolazioni più antiche erano maggiormente in grado di resistere alle siccità e agli eventi climatici sfavorevoli rispetto alle popolazioni più recenti, maggiormente dipendenti dal mais, una pianta che ha bisogno di molta più acqua e che è poco tollerante alla siccità.