I gatti selvatici possono rivelarsi un vero problema in alcune zone dell’Australia in quanto il loro numero, nel corso degli ultimi decenni, è attratti aumentato in maniera esponenziale. Ora una nuova ricerca, apparsa su Ecosystems, conferma che un forte elemento di contrasto alla loro diffusione è rappresentato dai dingo, cani selvatici presenti sul territorio australiano già da migliaia di anni.
Uno studioso dell’Università di Sydney, Mike Letnic, ha trascorso sei anni, dal 2011 al 2017, studiare le popolazioni di dingo e di gatti selvatici al confine tra le regioni dell’Australia Meridionale del Nuovo Galles del Sud. Proprio intorno a questo confine fu eretta, nel 1880, una lunga recinzione per impedire ai dingo di attaccare greggi di pecore del Nuovo Galles del sud e del Queensland.
Lo studioso ha analizzato le popolazioni di gatti selvatici al di qua e al della della recinzione e si è accorto che al di là di essa il numero di gatti risultava costantemente inferiore. Dove i dingo potevano scorrazzare, dunque, i gatti non riuscivano a diffondersi, segno del fatto che venivano cacciati e predati dagli stessi cani selvatici.
Inizialmente gli autori avevano sospettato che la minore diffusione di gatti aldilà del recinto era causata dal fatto che i dingo cacciano e mangiano prede simili a quelle cacciate dai gatti, sostanzialmente topi e conigli. Questa competizione avrebbe potuto far male al più debole, ossia il gatto, ed in effetti un’influenza del genere c’è stata.
Secondo i ricercatori, tuttavia, gli effetti dei dingo sulla diminuzione della popolazione di gatti selvatici sono diretti piuttosto che incidentali dato che i gatti stessi risultavano comunque abbondanti al di qua della recinzione, segno del fatto che le prede comunque non mancavano.