
In una ricerca pubblicata sulla rivista Conservation Letters da parte di un gruppo di ricercatori capitanati dal professore Jörg Müller dell’Università di Würzburg si analizza il disboscamento delle aree forestali attuato, paradossalmente, proprio per preservare le stesse foreste.
Questa modalità di disboscamento, denominata “salvage logging”, si attua soprattutto quando le zone forestali sono state danneggiate da incendi, inondazioni e malattie e infestazioni parassitari di insetti.
Tuttavia lo studio rileva che troppo spesso queste cause rappresentano una scusa per raccogliere ulteriore legname, considerando che una percentuale sempre più ampia delle foreste protette in tutto il mondo risulta soggetta a queste attività “protettive”.
Ad esempio la foresta di Białowieża nella Polonia orientale, che è una delle ultime foreste primordiali rimaste in Europa, ha visto un aumento degli alberi abbattuti di circa 100.000 unità rispetto al passato nel corso del 2017.
Il governo polacco acconsentì a questo disboscamento con la scusa di impedire che lo scarabeo della corteccia, un insetto parassitario degli alberi, si diffondesse troppo.
“Sfortunatamente, le attività di salvataggio di questo tipo nelle foreste protette sono in aumento in tutto il mondo”, riferisce Müller il cui studio ha analizzato 42 casi provenienti da 26 paesi diversi.
Lo stesso Müller specifica che “contrariamente a quanto viene spesso comunicato al pubblico, la motivazione principale per il disboscamento nelle aree protette è il profitto economico – il controllo dei parassiti arriva solo al secondo posto”.