Disinfezione al vapore di tettarelle dei biberon, la scoperta del nuovo studio

La disinfezione con il vapore delle tettarelle dei biberon è stata oggetto di un nuovo studio pubblicato su Nature Nanotechnology, come riferisce un comunicato dell’Università del Massachusetts ad Amherst. I ricercatori, che hanno collaborato con colleghi dell’Università di Nanjing, Cina, sono giunti alla conclusione che la disinfezione con il vapore delle tettarelle dei biberon fatti di gomma siliconica può esporre l’ambiente, e dunque anche eventuali bambini nelle vicinanze del luogo della disinfezione, a particelle di microplastiche e di nanoplastiche.[1]

Microplastiche danneggiano corpo umano?

Al momento, nonostante le numerose ricerche, ancora non è stato certificato un reale danno per quanto riguarda la presenza nei nostri corpi di piccolissime particelle di plastica che, a seconda della dimensione, possono essere definite come “microplastiche” o “nanoplastiche”.
È palese, però, che la preoccupazione negli ultimi anni sia salita molto in quanto diversi studi hanno dimostrato che l’ambiente che ci circonda, e finanche i nostri alimenti, possono esporci a diverse quantità di questi piccoli pezzettini di grandezza a volte infinitesimale di plastica.
E non si parla solo di alimenti confezionati in involucri di plastica ma anche di alimenti “non lavorati” o che comunque possono essere acquistati freschi, come pesce e verdura. Le microplastiche possono finire, infatti, anche nei corpi degli animali e possono essere addirittura interiorizzate dalle piante, come spiega lo stesso comunicato.[1]

Anche gomma siliconica delle tettarelle può decomporsi

Baoshan Xing, un professore di chimica ambientale e del suolo e uno degli autori corrispondenti dello studio, spiega che i bambini possono essere considerati come il gruppo umano più sensibile ai contaminanti, non solo quelli rappresentati dalla microplastica.
Yu Su, l’autore principale dello studio, spiega invece che fino a non poco tempo fa la gomma siliconica era considerata come un materiale polimerico stabile a livello termico, in sostanza un materiale che non invecchia e non si danneggia, e che dunque non dovrebbe perdere molte particelle a seguito dell’utilizzo e dei lavaggi.
Tuttavia i ricercatori hanno realizzato il nuovo studio confermano che anche la gomma siliconica si può decomporre. Ciò può avvenire tramite un riscaldamento umido. La decomposizione può produrre microplastiche e finanche nanoplastiche (particelle ancora più piccole, del diametro di circa un micrometro, ossia un millesimo di millimetro).[1]v

Analisi microspettroscopiche in campioni di acqua di lavaggio

I ricercatori hanno eseguito analisi microspettroscopiche in campioni di acqua di lavaggio al vapore delle tettarelle di gomma siliconica dei biberon. Hanno scoperto diverse quantità di nanoplastiche, sotto forma di piccolissime scaglie, delle dimensioni di circa 0,6 micrometri (600 nanometri).
Hanno dunque fatto una stima in relazione a quante di queste particelle un bambino potrebbe ingerire scoprendo che un bambino all’età di un anno potrebbe ingerire fino a “0,66 milioni di microplastiche derivate da elastomeri”. In totale la disinfezione al vapore della tettarella di biberon può arrivare a produrre fino a 5,2 × 1013 particelle di microplastiche all’anno.
Infine il comunicato dell’università americana spiega che anche altri prodotti fatti con silicone, ad esempio stampi da forno e anelli che si usano per tenere le tazze, possono essere fonte di produzione di particelle di microplastiche e nanoplastiche quando vengono riscaldati a una temperatura di almeno 100° centigradi.[1]

Note e approfondimenti

  1. Steam Disinfection of Baby Bottle Nipples Exposes Babies and the Environment to Micro- and Nanoplastic Particles | UMass Amherst
  2. Steam disinfection releases micro(nano)plastics from silicone-rubber baby teats as examined by optical photothermal infrared microspectroscopy | Nature Nanotechnology (DOI: 10.1038/s41565-021-00998-x)
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