
Un “cerotto” intelligente ispirato ad uno scarabeo che può facilitare il monitoraggio della salute della pelle e dunque la cura delle relative malattie tra cui, potenzialmente, anche l’acne. È l’invenzione descritta in un nuovo studio realizzato da un team internazionale di ricercatori tra cui alcuni provenienti dalla McGill University.[1]
Hydaticus pacificus
I ricercatori si sono rivolti alla natura. I coleotteri maschi della specie Hydaticus pacificus sono animali acquatici che possiedono particolari peli adesivi, vere e proprie setole che usano per attaccarsi alle femmine durante l’accoppiamento quando si trovano sott’acqua oppure alle superfici bagnate o irregolari.
Lo studio è stato pubblicato su Science Advances.[2]
Strutture particolari sulle zampe imitate dai ricercatori
Queste propaggini, presenti sulle zampe anteriori dei maschi, mostrano delle strutture particolari. Presentano delle cavità a forma di ventosa grazie alle quali gli scarabei possono attaccarsi in maniera sicura anche alle superfici bagnate o irregolari.
Ispirandosi proprio a queste superfici e alle relative “ventose”, i ricercatori hanno realizzato un nuovo dispositivo grazie al quale si può monitorare in tempo reale la salute della pelle.
Il nuovo dispositivo si applica sulla pelle come una sorta di “cerotto”.[1]
Cerotto può poi monitorare gli stessi fluidi corporei
Le microventose artificiali presenti nel cerotto possono raccogliere i fluidi corporei una volta che aderiscono alla pelle grazie a degli idrogel presenti all’interno delle cavità. Il cerotto può poi monitorare gli stessi fluidi corporei tramite un sistema di cambi di colore che si attivano a seconda dei cambi dei livelli di acidità dei fluidi stessi.
Tramite tecniche di intelligenza artificiale, nello specifico di apprendimento automatico, poi, i dati possono essere quantificati e analizzati con un software.
“Prevediamo che questo dispositivo verrà applicato a cerotti personalizzati per il trattamento della pelle, materiali adesivi medici e tecnologie diagnostiche”, riferiscono i ricercatori nel comunicato.[1]