
La quantità di litio necessaria per trattare i pazienti con disturbo bipolare è difficile da capire ma secondo un nuovo studio condotto su Lancet Psychiatry ci sono alcuni predittori potrebbero essere d’aiuto in tal senso.[1]
- Capire la quantità di litio di cui necessita un paziente affetto da disturbo bipolare
- L’effetto del litio sul corpo
- I dati di 2357 persone con disturbo bipolare
- Quantità di litio che si assume e le concentrazioni di litio nel sangue non sono proprio del tutto proporzionali
- Scoperti anche marcatori genetici
- Note e approfondimenti
Capire la quantità di litio di cui necessita un paziente affetto da disturbo bipolare
Martin Schalling, professore del Dipartimento di Medicina e Chirurgia Molecolare del Karolinska Institutet, l’autore senior dello studio, spiega che il modello che lui e i suoi colleghi hanno realizzato può essere usato per capire la quantità di litio di cui necessita un paziente affetto da disturbo bipolare, una cosa che potrebbe permettere di usare del tempo prezioso, che di solito si usa per capire la dose giusta, onde avere effetti ancora più benefici sul paziente.[1]
L’effetto del litio sul corpo
Il litio, infatti, come spiega il comunicato dell’istituto svedese, è ancora uno dei trattamenti principali per le persone con disturbo bipolare. Il disturbo bipolare è una condizione che, a sua volta, può essere collegata a rischio più alto di suicidio. Il litio ha un effetto stabilizzatore nei confronti dell’umore e ciò aiuta a ridurre gli episodi di depressione e di mania. Tuttavia le quantità possono cambiare molto da soggetto in soggetto. Se si sbaglia la quantità, ad esempio se il paziente ne assume troppa, il litio può diventare anche tossico. Se se ne assume troppo poca diventava praticamente inefficace. L’unico metodo per capire livelli di quantità giusti è cominciare con piccole dosi, capire gli effetti e aumentare man mano, una tecnica che però porta via molto tempo prezioso.[1]
I dati di 2357 persone con disturbo bipolare
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche e altre tipologie di dati di 2357 persone con disturbo bipolare. Notavano dei collegamenti tra la velocità di eliminazione del litio e le concentrazioni di litio nel siero e vari fattori tra cui il sesso, l’età e le funzioni renali. Trovavano anche collegamenti con sostanze che prendono di mira il sistema renina-angiotensina-aldosterone, composti che possono essere usati per varie condizioni tra cui l’ipertensione.[1]
Quantità di litio che si assume e le concentrazioni di litio nel sangue non sono proprio del tutto proporzionali
Secondo quanto spiega Vincent Millischer, il primo autore dello studio, si tratta di risultati che suggeriscono che le persone più anziane, le donne, i soggetti con funzionalità renali ridotte e quelli che portano avanti terapie con determinati farmaci probabilmente hanno bisogno di dosi di litio minori. Il ricercatore, inoltre, spiega che i risultati hanno suggerito che la quantità di litio che si assume e le concentrazioni di litio nel sangue non sono proprio del tutto proporzionali.
Scoperti anche marcatori genetici
Inoltre i ricercatori hanno scoperto anche di marcatori genetici i quali sembrano avere un effetto sulla velocità con cui il corpo elimina il litio, una cosa, quest’ultima, che potrebbe favorire anche interventi di medicina personalizzata per quanto riguarda i trattamenti con il litio.[1]