Disturbo ossessivo-compulsivo, scoperto fascio di nervi nel cervello da stimolare elettricamente

Secondo un comunicato apparso sul sito dell’ospedale universitario della Charité, Berlino, la stimolazione cerebrale profonda altamente mirata verso una determinata area del cervello si rileverebbe più efficiente per trattare disturbo ossessivo-compulsivo.
I ricercatori hanno infatti scoperto che localizzando in maniera molto accurata il posizionamento degli elettrodi nel cervello dei pazienti, era possibile ottenere risultati migliori tanto che hanno pubblicato un nuovo studio su Nature Communications.

Il disturbo ossessivo-compulsivo vede la persona sperimentare pensieri e comportamenti ai quali trova difficile resistere. Si tratta di pensieri ossessivi e comportamenti compulsivi che possono compromettere anche la stessa vita quotidiana.
Una delle opzioni di trattamento è la stimolazione cerebrale profonda, una tecnica di simulazione rettile del cervello utilizzata tra l’altro anche per altri disturbi come il morbo di Parkinson.

Si applicano piccole elettrodi in strutture collocate all’interno del cervello. Tramite degli elettrodi si erogano piccole quantità di scosse elettriche e ciò riequilibra l’attività cerebrale di una determinata area. Si richiede uno posizionamento molto accurato degli elettrodi, una precisione a livello millimetrare.
Per la prima volta il team di ricerca del Dipartimento di Neurologia guidato da Andreas Horn del Charité ha scoperto uno specifico fascio di nervi che sembra essere un bersaglio più che ottimale per utilizzare questa tecnica in relazione al disturbo ossessivo-compulsivo.

I ricercatori hanno sperimentato la tecnica sul nuovo target, molto più mirato, su 50 pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo.
“I nostri risultati non alterano l’area target originale, ci hanno semplicemente aiutato a definirlo in modo più preciso. Questo significa che finora, abbiamo dovuto guidare la nostra barca verso un’isola che era avvolta dalla nebbia. Ora possiamo distinguere l’isola stessa e forse anche il molo, così possiamo mirare con maggiore precisione”, dichiara Ningfei Li, primo autore dello studio.

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