Un nuovo studio si è interessato a quattro noti sostituti dello zucchero, i cosiddetti “dolcificanti” che, come riferisce un nuovo articolo su Scientific American, non si limiterebbero a passare per il corpo inosservati.[1] Lo studio è stato pubblicato oggi, 19 agosto, sulla rivista Cell.[2]
Alterazioni collegate al consumo dei dolcificanti
I ricercatori in particolare collegano il sucralosio e la saccarina ad anomali picchi nei livelli di glucosio nel sangue. Gli stessi ricercatori hanno anche scoperto che tutti e quattro i dolcificanti analizzati possono essere collegati a delle alterazioni del microbioma intestinale, ossia i batteri presenti nell’intestino. Lo studio non mostra che queste alterazioni possono essere riconducibili a particolari problemi, men che meno a benefici, ma lo studio risulta comunque molto interessante.[1]
L’esperimento con 120 soggetti
In realtà l’alterazione del microbioma intestinale e le anomale risposte glicemiche a seguito del consumo dei sostituti dello zucchero erano caratteristiche che erano state già riscontrate nei topi. I ricercatori hanno voluto verificare se questi collegamenti esistevano anche negli esseri umani. Hanno selezionato 120 soggetti dividendoli in sei gruppi da 20. I componenti dei primi quattro gruppi dovevano consumare quattro tipi di dolcificanti (saccarina, sucralosio, aspartame e stevia) a livelli comunque inferiori a quelli consigliati. I componenti del quinto gruppo, invece, consumavano solo la parte “riempitiva” di questi dolcificanti. Si tratta, spiega l’articolo di Scientific American, di una quantità aggiuntiva che viene aggiunta al dolcificante vero e proprio per aumentare la quantità. Il sesto gruppo era quello di controllo.[1]
Scoperte
I ricercatori scoprivano che i componenti che avevano assunto saccarina o sucralosio mostravano risposte glicemiche più veloci rispetto ai componenti degli altri gruppi. Inoltre scoprivano che i partecipanti dei gruppi che consumavano qualsiasi dolcificante mostravano un profilo dei batteri intestinali alterato durante il periodo di assunzione. Mostravano, inoltre, anche alcuni livelli di determinati prodotti metabolici alterati (ad esempio un aumento di un tipo di amminoacido).[1]
La conferma con i topi
Per avere una conferma del collegamento tra le alterazioni glicemiche e microbiche, i ricercatori somministravano ad alcuni topi per via orale parti di microbiomi prelevati dai partecipanti con le alterazioni dei livelli di glucosio nel sangue. I topi mostravano cambiamenti glicemici simili a quelli dei soggetti umani donatori, come spiega Eran Elinav, ricercatore del Weizmann Institute of Science a Rehovot, Israele, autore dello studio. Ora resta da capire se queste alterazioni siano o meno significative per la salute degli esseri umani.[1]