Un’interessante scoperta riguardante il dolore cronico e la possibilità di diminuirlo agendo su un particolare gene è stata fatta da un team di ricercatori dell’Università di Oxford. Come rileva il comunicato, i ricercatori hanno scoperto che in assenza del gene NCX3 i segnali riguardanti il dolore che passano attraverso il midollo spinale vengono amplificati.[1] La scoperta viene descritto in uno studio apparso sulla rivista Neuron.[2]
La prima fase dello studio
I ricercatori del Nuffield College dell’Università di Oxford hanno voluto indagare su un particolare meccanismo che sembra essere alla base del dolore cronico. In una prima fase dello studio i ricercatori hanno eseguito dei confronti genetici analizzando campioni prelevati da più di 1000 persone provenienti dalla Colombia. In questo modo hanno identificato le varianti genetiche più presenti nel corpo di queste persone maggiormente collegate al dolore. Scoprivano, durante questa prima fase dello studio, un particolare gene, la proteina scambiatore sodio-calcio di tipo-3 o NCX3, presentava delle differenze significative tra i vari campioni.
Gli esperimenti sui topi
Per indagare di più su questo particolare gene i ricercatori hanno quindi svolto gli esperimenti sui topi. Quando sopprimevano il gene NCX3 nei neuroni presenti nel midollo spinale degli animali, ossia quei neuroni che elaborano e trasmettono il dolore al cervello, il dolore aumentava perché i neuroni del dolore erano più attivi quando rispondevano ai segnali delle lesioni periferiche. Aumentando livelli dello stesso gene, invece, si abbassavano i livelli di dolore.
Attività del gene NCX3 potrebbe essere aumentata anche negli esseri umani
Secondo David Bennett, un professore di neurologia e neurobiologia al Nuffield, questi risultati forniscono un’ampia comprensione di quei fattori che hanno un ruolo nel dolore cronico. Questi stessi risultati potrebbero permettere di sviluppare nuovi trattamenti anche negli esseri umani anche perché il dolore cronico è un problema di livello globale, come spiega lo stesso Bennett, che spesso può essere molto debilitante. L’attività del gene NCX3 potrebbe essere aumentata, per esempio, negli esseri umani tramite un farmaco onde ridurre la sensibilità al dolore.[1]