
Uno studio conferma che l’obesità può essere collegata ad una maggiore frequenza di fratture ossee nelle donne. Il nuovo studio è stato presentato Congresso europeo sull’obesità (ECO) di Maastricht. Secondo i ricercatori le donne che sono in sovrappeso oppure obese mostravano rischi più grandi di fratture rispetto alle donne con peso normale e la cosa riguarderebbe soprattutto quelle donne con la circonferenza della vita maggiore.[1]
Persone obese sarebbero soggette alle fratture?
Si tratta di uno studio che contrasta l’ipotesi secondo la quale le persone obese sarebbero meno soggette alle fratture perché il carico meccanico sulle ossa maggiore nelle persone obese aumenta anche il vello di densità minerale ossea. Tuttavia, come spiega il comunicato, sempre più studi hanno poi mostrato che il collegamento tra l’obesità e il rischio di fratture ossee esiste e dipende anche da vari fattori tra cui anche le definizioni di obesità utilizzate.
I dati
La ricercatrice Anne-Frederique Turcotte Quebec Research Centre ha usato i dati contenuti in uno studio di coorte. I dati erano relativi a circa 20.000 persone con un’età tra i 40 e i 70 anni. Tutti i soggetti provenivano dall’area del Quebec, in Canada. I dati erano stati reperiti tra il 2009 e il 2010.
I risultati
I ricercatori notavano nelle donne con obesità addominale maggiore un rischio più grande di frattura ossea. Calcolavano che, per ogni 5 cm di circonferenza in più, sussisteva un rischio del 3% più alto di frattura di qualsiasi ossa e del 7% più alto di frattura dell’arto inferiore distale. Notavano, inoltre, un collegamento molto forte tra la circonferenza della vita e le fratture delle caviglie.
Il collegamento con l’indice di massa corporea
I ricercatori scoprivano anche che le donne con un indice di massa corporea più grande potevano essere collegate ad un rischio più grande di fratture degli arti inferiori distali. Anche se non è ancora chiaro del tutto il collegamento tra l’obesità e il rischio più grande di fratture nelle donne i ricercatori pensano che possa spiegarsi con il fatto che le fratture ossee spesso dipendono dalle cadute e queste ultime risultano più comuni nei soggetti obesi. Inoltre il rischio maggiore concernente l’area della caviglia probabilmente si spiega con il fatto che essa non risulta protetta dai tessuti molli, come l’area dell’anca o quella del femore. Ciò rende l’area della caviglia più soggette alle fratture nel corso delle cadute.
Grasso viscerale
Secondo la Turcotte, il grasso viscerale, ossia il grasso che viene incorporato nelle profondità dell’addome, in particolare intorno agli organi, emette delle sostanze che hanno effetti negativi sulla forza ossea. Inoltre le persone obese hanno bisogno di più tempo per stabilizzare il corpo dopo una caduta e ciò risulta ancora più vero quando il grasso si trova soprattutto nella parte anteriore del corpo. Secondo la ricercatrice i soggetti con molto grasso corporeo nell’area addominale sono, quindi, più a rischio di cadere.
Trovato un collegamento tra uomini sottopeso e maggior rischio di fratture
I ricercatori, infine, scoprivano che gli stessi collegamenti (quelli tra l’indice di massa corporea e la circonferenza della vita il rischio di fratture ossee) sostanzialmente non esistevano per gli uomini. Però notavano che i soggetti maschi sottopeso erano collegabili ad un rischio più alto di fratture dell’arto superiore distale. Si tratta di scoperte che possono essere importanti per quanto riguarda la gestione della salute pubblica, secondo la ricercatrice, anche perché le persone obese che vanno incontro alle fratture ossee sono poi più a rischio di incorrere in altri problemi di salute, in riabilitazioni più lente e in complicanze post-operatorie. Inoltre c’è da considerare anche l’invecchiamento della popolazione che esacerberà ancora di più questi collegamenti.[1]