Durante periodi più caldi ci sono eventi meteorologici più estremi: dovremmo adeguarci

Il fatto che condizioni meteorologiche più calde siano caratterizzate da un aumento dei livelli di pioggia e in generale degli eventi meteorologici estremi viene confermato da un nuovo studio che ha preso in considerazione il clima degli ultimi 60.000 anni. I ricercatori hanno analizzato i resti sedimentari dei maar dell’Eifel, una zona caratterizzata da numerosi crateri vulcanici e da tanti piccoli laghi situata al confine tra il Belgio e il Lussemburgo.
Gli scienziati dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU) e dell’Istituto Max Planck per la Chimica sono riusciti a stimare con un certo livello di precisione i cambiamenti climatici del Europa centrale degli ultimi 60.000 anni.

Nei periodi più freddi il clima oscillava di meno

Esaminando i livelli di carbonio organico e le concentrazioni di silicio e alluminio negli strati rocciosi, i ricercatori sono giunti alla conclusione che nei periodi più freddi il clima oscillava di meno e gli eventi meteorologici estremi erano meno “estremi”. Nei periodi più caldi, invece, si avevano eventi estremi più frequenti, soprattutto in termini di piogge, e fluttuazioni decennali molto pronunciate.
Si tratta di risultati che suggeriscono che, con i cambiamenti climatici in corso che stanno vedendo un aumento delle temperature medie a livello globale, gli europei dovranno adattarsi a periodi futuri con eventi estremi che molto probabilmente avverranno più di frequente.

Alternanza di periodi glaciali e di periodi interglaciali

L’attuale periodo, insolitamente stabile, dell’olocene è un “sottoperiodo” un po’ più caldo di un un più ampio periodo glaciale il quale, a sua volta, si inserisce in quella che è una serie di cicli che si stanno ripetendo da moltissimo tempo e che vedono un’alternanza di periodi glaciali e di periodi interglaciali.
Durante i periodi glaciali, infatti, solitamente si succedono fasi un po’ più fredde e fasi un po’ più calde. Si pensa che l’attuale fase un po’ più calda abbia, tra le altre cose, favorito anche lo sviluppo delle società umane. Tuttavia gli esseri umani stanno modificando artificialmente questi cicli e, in sostanza, stanno modificando l’attuale “fase un po’ più calda” del periodo glaciale in corso, sostanzialmente facendola diventare troppo calda, dunque minando la stabilità climatica di questo ciclo e facendo aumentare il numero degli eventi estremi.

Correnti del Nord Atlantico influenzano clima europeo

I ricercatori hanno scoperto che i complessi sistemi di correnti del Nord Atlantico, in particolare la Corrente del Golfo, hanno pesantemente influenzato il clima dell’Europa centrale nel corso delle ultime decine di migliaia di anni. Secondo quanto spiega Frank Sirocko, professore a Magonza ed uno degli autori principali dello studio, i dati prelevati dai maar dell’Eifel suggeriscono che nei periodi un po’ più caldi ci sono state fluttuazioni climatiche più forti con cambi di temperatura e dei livelli di precipitazione più estremi.

Periodi più “estremi” avvengono ogni 20-150 anni durante periodi interglaciali

I ricercatori hanno anche individuato gli anni con gli eventi meteorologici più estremi, ad esempio con periodi di pioggia inusualmente insistente e frequente, scoprendo che avvenivano in media ogni 20-150 anni durante i periodi interglaciali.
Durante i periodi glaciali, invece, il clima è risultato molto più stabile. “I nuclei di sedimenti sono così ben stratificati che possiamo decifrare il clima di quasi tutti gli anni degli ultimi 60.000 anni. Questo perché ad Auel, ad esempio, si sono depositati circa due millimetri di sedimenti ogni anno”, spiega ancora Sirocko.

Interazione tra Corrente del Golfo e aria fredda artica guida clima europeo

Secondo il ricercatore il clima terrestre è di fatto guidato dall’interazione tra la Corrente del Golfo calda e e l’area fredda proveniente da ghiaccio marino artico, quello dell’Atlantico settentrionale. Queste interazioni determinano l’intensità e la frequenza delle aree a bassa pressione e la posizione delle correnti a getto dell’emisfero settentrionale. Ciò significa anche che i cambiamenti che si stanno avendo oggi per quanto riguarda la copertura di ghiaccio marino delle zone settentrionali avranno un effetto immediato sul clima dell’Europa.

Note e approfondimenti

  1. Muted multidecadal climate variability in central Europe during cold stadial periods | Nature Geoscience (IA) (DOI: 10.1038/s41561-021-00786-1)

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