L’hanno già chiamata “apocalisse anfibia” la grave malattia che sta letteralmente spazzando via diverse specie di animali anfibi, soprattutto rane, ad un ritmo che si può definire allarmante.
Si tratta di un’infezione cutanea fungina procurata dal fungo Batrachochytrium dendrobatidis che sta colpendo centinaia di specie in tutto il mondo mettendo in pericolo l’esistenza di diverse specie di rane.
Come agisce il fungo parassita delle rane
Secondo diversi studiosi sono proprio le qualità uniche della pelle della rana a far sì che il fungo abbia un impatto del genere.
Questo fungo parassita approfitta infatti della pelle sottile e permeabile delle rane, un vero e proprio organo attraverso il quale questi anfibi respirano. Questo fungo parassita comincia a nutrirsi della pelle e ciò fa sì che le rane non possono più respirare con facilità, cosa che procura attacchi cardiaci fatali, in particolare a rane, rospi e salamandre.
Estinzioni di rane
Sembra oramai sicuro che questo fungo abbia portato all’estinzione di varie specie di anfibi ma ancora non sono ben chiare le dimensioni dell’impatto che ha avuto dato che le stime sono abbastanza diverse.
Uno degli scenari peggiori è stato raffigurato da un team di scienziati guidato da Ben Scheele dell’Università Nazionale Australiana. Proprio l’Australia è uno dei luoghi in cui questo fungo ha avuto uno degli impatti maggiori.
Lo studio australiano
Secondo la ricerca di Scheele, il fungo ha causato il declino di 501 specie di anfibi (al momento non è possibile stabilire se si tratta di vere e proprie estinzioni in quanto vi è tutto un lungo processo per stabilire se una specie è scomparsa o meno).
Questo significa che per il momento il fungo ha colpito il 6,5% delle specie di rane conosciute e si pensa che 90 di queste specie siano già state spazzate via. Per altre centinaia, invece, le probabilità di recupero e di ripopolamento sembrano ridotte. Lo studio di Scheele e colleghi è apparso oggi su Science (vedi secondo link nella sezione degli approfondimenti più in basso).
Aggiornamento del 22 marzo 2020: il 20 marzo 2020 è stato pubblicato un nuovo studio su Science secondo il quale le conclusioni dello studio oggetto di questo articolo mancano di prova e sono irriproducibili. Secondo gli autori di questo nuovo studio, gli anfibi sono in pericolo e c’è bisogno di azioni protettive da parte degli esseri umani ma quali specie siano interessate e quante rimane ancora una domanda senza risposta. Lo studio è disponibile qui.
La storia del fungo parassita
Il fungo è in azione già da diversi decenni: già negli anni 70 e 80 animalisti ed esperti di anfibi cominciarono a notare forti declini di popolazioni di rane anche se non si conosceva ancora la causa. Il fungo fu identificato, infatti, sono le 1998 quando già diverse decine di specie si erano estinte, probabilmente proprio a causa del fungo.
Negli anni 2000 è stato poi tutto un susseguirsi di pubblicazioni di studi che rimarcavano la gravità di questo parassita senza però che si accennasse ad alcun tipo di soluzione. In effetti soluzioni pratiche in contesti del genere sono molto difficili da attuare.
L’uomo centra qualcosa?
Non si era mai registrata una malattia così grave e mortale per quanto riguarda il mondo degli animali anfibi. Anche in questo caso si pensa che l’uomo abbia avuto qualche responsabilità dato che qualche ricercatore parla di cause da ricercare nella globalizzazione, soprattutto nel commercio internazionale.
Dato che la diffusione della malattia è globale, è probabile che animali infetti siano stati trasportati a bordo di navi e si siano diffusi in varie parti del mondo proprio grazie ai viaggi intrapresi dagli esseri umani.