I resti di tre denisovani e di un Neandertal sono stati identificati a seguito di nuove analisi dei resti trovati nell’omonima grotta situata nella zona meridionale della Siberia. Quest’ultima è diventata nota 11 anni fa a seguito della notevole scoperta di una nuova specie di ominide dopo analisi di alcuni resti ritrovati nella grotta. I resti dei denisovani si sono rivelati fin da subito molto difficili da trovare in quanto in questa grotta sono presenti anche centinaia di migliaia di frammenti di ossa di vari animali che non fanno che confondere le stesse ricerche.
Quattro anni per estrarre materiale genetico da più di 4000 frammenti ossei
Il team di ricercatori del Dipartimento di Antropologia Evolutiva dell’Università di Vienna, guidato dalla professoressa Katerina Douka, che ha collaborato con colleghi provenienti da Germania e Russia, ha lavorato per quattro anni per estrarre materiale genetico e proteine da più di 4000 frammenti ossei trovati nella grotta di Denisova.
Ora uno studio è stato pubblicato su Nature Ecology and Evolution e fornisce nuove informazioni su questi ominidi misteriosi.
Nuova tecnica biomolecolare
In questo caso i ricercatori hanno usato una nuova tecnica biomolecolare denominata Zooarchaeology by Mass Spectroscopy ZooMS per analizzare gli strati più antichi della grotta, materiale che risalgono a più di 200.000 anni fa. Questo metodo ha permesso l’analisi di migliaia di frammenti ossei impossibili da analizzare con altri metodi.
Alla fine i ricercatori hanno trovato cinque pezzi sicuramente appartenenti ad ominidi, una cosa che ha lasciato sbalorditi gli stessi ricercatori, come spiega la Douka.
Dei cinque frammenti, tre appartengono sicuramente all’uomo di Denisova mentre uno appartiene ad un Neandertal. Secondo Diyendo Massilani, ricercatore dell’Istituto Max Planck dell’Ipsia, si tratta di una delle ricostruzioni genetiche di fossili mani più antichi e meglio conservati.
L’enigma della grotta di Denisova
La grotta di Denisova è per certi versi enigmatica: sembra che sia stata colonizzata dai denisovani, una specie ominide precedentemente sconosciuto, durante un periodo interglaciale (un periodo un po’ più caldo rispetto all’epoca precedente). Dopo diverse decine di migliaia di anni, però, all’incirca tra 130.000 e 150.000 anni fa, devono essere comparsi nella grotta gli uomini di Neandertal e la loro presenza nel luogo viene ora accertata da questo ulteriore studio. Il rapporto, qualora ci sia stato, tra i Neandertal e i denisovani ci è per il momento ancora oscuro.
Nuova tecnica permetterà di analizzare DNA di più fossili umani
Tom Higham, professore a Vienna e altro autore dello studio, spiega che la tecnica per analizzare l’impronta biomolecolare di questi individui usata in questo studio sarà usata anche in futuro e grazie ad essa si potranno scoprire e analizzare i DNA di più fossili umani anche attraverso normali scavi archeologici. Per il ricercatore si tratta di un passo avanti tecnico per l’archeologia paleolitica enorme.
Note e approfondimenti
- The earliest Denisovans and their cultural adaptation | Nature Ecology & Evolution (DOI: 10.1038/s41559-021-01581-2)