Una nuova scoperta è stata effettuata da un gruppo di ricerca dell’Università di Newcastle riguardo alle modalità con le quali i batteri resistono agli antibiotici.
La nuova scoperta conferma che i batteri sono capaci di cambiare strutturalmente per non essere identificati.
La resistenza agli antibiotici dei batteri, spesso definiti come “superbatteri” , è uno dei motivi principali che causano l’inefficienza di molti farmaci odierni contro infezioni di vario tipo.
Ne consegue che il settore di ricerca relativo alle modalità con le quali i batteri riescono a sconfiggere gli antibiotici o comunque a restare indenni diventa sempre più importante e sempre più numerose sono le ricerche al riguardo.
Questa nuova ricerca, apparsa su Nature Communications, conferma che i batteri possono cambiare la propria forma strutturale per non essere rilevati dagli antibiotici introdotti nel corpo umano.
In particolare i ricercatori del laboratorio Errington hanno scoperto che i batteri possono perdere la propria parete cellulare, proprio per passare inosservati, e continuare a sopravvivere.
Una modalità di difesa che gli stessi ricercatori hanno denominato “L-form switching” e che permette ai batteri di passare da una forma molto regolare ad una forma completamente casuale senza parete cellulare.
In questo modo non sono più riconoscibili dall’antibiotico e neanche dal corpo umano che tende a non attaccare più con il proprio sistema immunitario.
Nonostante siano effettivamente più deboli senza la loro protezione esterna, la maggior parte di questi batteri, una volta persa la “parete”, riesce a sopravvivere nascondendosi all’interno del corpo. Possono poi con calma, quando le acque si sono calmate, riformare la propria parete cellulare e cominciare a diffondersi di nuovo.
Ciò porta il paziente a dover affrontare una nuova infezione.
Tale cambiamento di forma strutturale è stato riscontrato in laboratorio in vari batteri tra cui l’Escherichia coli, l’Enterococcus, l’Enterobacter e lo Staphylococcus .
Approfondimenti
- Possible role of L-form switching in recurrent urinary tract infection | Nature Communications (IA) (DOI: 10.1038/s41467-019-12359-3)