Ecco come i rotoli del Mar Morto si sono conservati fino ad oggi

La pergamena analizzata da ricercatori del MIT (Science Advances 06 Sep 2019, DOI: 10.1126/sciadv.aaw7494)

Noi spesso ci preoccupiamo della durata di un CD, un DVD o una chiavetta in relazione alla possibilità di perdere al nostri preziosi dati digitali.
Ma anche durate di 20 o 50 anni di questi dispositivi sembrano nulla in confronto ai millenni relativi alla durata dei Rotoli del Mar Morto, sostanzialmente considerabili come gli scritti più antichi meglio conservati che sono giunti fino ad oggi.

Si tratta di 900 documenti, perlopiù pergamene, trovati tra il 1947 e il 1956 in 11 località, caverne e grotte, nell’area sulla riva nordoccidentale del Mar Morto.
Ora un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology ha deciso di studiare un frammento di uno dei rotoli, noto anche come la pergamena del tempio, uno di quelli meglio conservati, per capire come gli autori di questi documenti siano riusciti a farli conservare per un periodo di tempo così lungo.

In parte ciò è dovuto al fatto che li conservavano nelle caverne, spesso sepolti sotto detriti e terreni vari.
Tuttavia ci sono ancora lati oscuri che gli stessi ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali del MIT hanno voluto approfondire.
Lo studio, pubblicato su Science Advances, ha scoperto innanzitutto che la pergamena, solitamente composta da pelli di animali e residui grassi immersi in una speciale soluzione, in questo caso era stata lavorata in maniera “insolita”.

Chi l’ha costruita ha utilizzato una particolare miscelazione di sali che possono però essere trovati nelle evaporiti, sedimenti minerali che si formano nelle acque a seguito dell’evaporazione che riduce l’acqua e aumenta la concentrazione dei sali.
Hanno poi eseguito un’analisi del frammento su scala submicronica, tra l’altro un nuovo metodo che gli stessi autori dello studio hanno progettato, per raccogliere informazioni chimiche sulla superficie in maniera molto dettagliata, come afferma James Weaver, ricercatore dell’Università di Harvard e uno degli autori dello studio.
Hanno infine trovato zolfo, calcio e sodio sparsi sulla superficie.

Secondo i ricercatori l’insolito rivestimento fatto di pelle di animali strofinato con questa speciale miscela di sali ha reso questa pergamena insolitamente brillante, cosa che ha permesso al testo di rimanere leggibile dopo millenni.
E la stessa composizione del rivestimento non corrisponderebbe agli elementi principali che si trovano nelle acque del Mar morto. Ciò indica che il deposito di evaporite che hanno utilizzato per crearla doveva trovarsi in altro luogo.

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