Ecco cosa usavano i primi macellai per i tagli precisi

Una replica delle particolari piccole pietre affilate analizzate da ricercatori che servivano per eseguire tagli più precisi nella carne (credito: Ran Barkai, Università di Tel Aviv)

Un’interessante ricerca riguardante la cultura acheuleana, vissuta nella regione storica del Levante durante il paleolitico inferiore, ossia da 1,4 milioni a 400.000 anni fa, è stata effettuata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv.

Il relativo articolo, apparso su Scientific Reports, tratta dell’utilizzo delle pietre bifacciali e in generale degli utensili da taglio di questa popolazione, cosa che di per sé considerata un segno distintivo della raffinatezza tecnologica di una popolazione.
Analizzando 283 pezzi di selce nel sito di Revadim, vecchi 100.000-500.000 anni, i ricercatori sono giunti alla conclusione che questa popolazione utilizzava kit completi di strumenti da taglio per macellare gli animali.

Sull’utilizzo di questi strumenti da taglio i ricercatori sembrano abbastanza sicuri perché le analisi hanno visto anche delle osservazioni microscopiche non solo riguardo all’usura delle lame stesse ma anche all’eventuale esistenza di residui organici inorganici.
I ricercatori hanno però posto particolare attenzione su piccole pietre affidate a forma di mezzaluna larghe circa 5 cm.

Queste piccole pietre in passato erano state considerate strumenti di scarto risultanti dalla produzione di strumenti più grandi tanto che non è mai stata posta molta attenzione su di essi.
I ricercatori dietro questo studio credono invece che questi strumenti fossero molto importanti nelle fasi del processo di macelleria per fare tagli precisi, per staccare i tendini e per rimuovere varie parti tra cui il periostio per ottenere il midollo; quasi degli strumenti chirurgici.

Tutte fasi evidentemente molto importanti per una popolazione per la quale la carne rappresentava un sostegno alimentare fondamentale.
Il lavoro è stato realizzato da un team internazionale di ricercatori, tra cui alcuni dell’Università La Sapienza di Roma, guidato da Flavia Venditti e da Ran Barkai del Dipartimento di Archeologia e Antiche Culture del Vicino Oriente dell’Università di Tel Aviv.

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