Ecco perché il cervello è disturbato dai suoni di allarme

I suoni ad una determinata frequenza coinvolgono aree più ampie del cervello (credito: UNIGE)

Il cervello è particolarmente attratto, finanche disturbato, da suoni con fluttuazioni ripetitive che si trovano nelle frequenze tra 40 e 80 Hertz.
Si tratta del tipo di suono che segnala il pericolo e che attira di solito la nostra attenzione.

Un gruppo di ricerca dell’Università di Ginevra (UNIGE) e dell’Ospedale Universitario di Ginevra (HUG) ha voluto approfondire la questione ed ha fatto alcune interessanti scoperte riguardo al nostro cervello in relazione all’apparato uditivo.

I ricercatori hanno mostrato che diverse e determinate aree del cervello vengono particolarmente stimolate quando vengono percepiti suoni con queste frequenze e che viene attivato non solo il circuito convenzionale di elaborazione del suono ma anche alcune aree corticali e sub-corticali relegate all’elaborazione della salienza e dell’avversione.
Questo spiegherebbe perché il cervello entra in una sorta di stato di allerta quando sente questi suoni che interpreta come “allarmi”.

I ricercatori hanno svolto esperimenti su 16 partecipanti facendo ascoltare loro suoni da zero a 250 Hertz per capire quali erano le frequenze che risultavano più fastidiose o insopportabili.
I ricercatori hanno dunque chiesto ai partecipanti a che punto percepivano i suoni come distinti l’uno dall’altro oppure come un suono continuo e singolo, come spiega Luc Arnal, ricercatore del Dipartimento di neuroscienze dell’UNIGE e uno degli autori dello studio.

I ricercatori ha scoperto che al di sopra dei 130 Hertz le frequenze vengono percepite con un suono continuo. Hanno inoltre scoperto che i suoni considerati dai partecipanti all’esperimento come insopportabili erano quelli compresi tra 40 e 80 Hertz, la stessa frequenza utilizzata dagli allarmi e dalle urla umane, in particolare quelle dei bambini.

È probabile che ciò si sia sviluppato a livello evoluzionistico dato che questi allarmi usano queste frequenze ripetitive per massimizzare le possibilità di essere rilevati.
Quando i suoni Tendono a sollecitare l’amigdala, l’ippocampo e l’insula, aree collegate alla avversione e al dolore.

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