Ricercatori dell’Università di Cincinnati hanno scoperto perché l’antica e popolosa città Maya di Tikal si spopolò in pochissimo tempo e divenne disabitata nel III secolo a.C..
La città, situata nell’odierno Guatemala settentrionale, contava in particolare, per il suo approvvigionamento d’acqua, su due pozzi situati proprio all’interno della città.
I ricercatori hanno scoperto che questi due serbatoi risultavano così inquinati dal mercurio che probabilmente, ad un certo punto della storia della città, l’acqua cominciò a non essere più potabile, anzi divenne tossica. Fu proprio ciò a contribuire allo spopolamento della città.
I ricercatori hanno fatto questa scoperta eseguendo un’analisi geochimica sui due serbatoi, uno vicino al palazzo principale ed un altro vicino al tempio della città.
Le analisi mostravano che c’erano tracce di alti livelli di mercurio. Secondo i ricercatori questo proveniva da un particolare pigmento utilizzato dagli stessi Maya per adornare e abbellire nonché pitturare gli edifici o altri manufatti, ad esempio quelli di argilla.
Questo pigmento, nel corso dei temporali, tendeva a staccarsi dalle pareti e dagli oggetti per finire poi nei serbatoi che raccoglievano l’acqua di cui i locali avevano estremamente bisogno per vivere.
Nel corso degli anni questo accumulo divenne così sostanzioso che l’acqua divenne tossica. Così la città di Tikal, un tempo popolosa e caratterizzata da imponenti palazzi ed opere architettoniche, divenne una città fantasma, probabilmente nel giro di pochissimi decenni. Probabilmente è uno dei primi esempi conosciuti di un luogo abitato che gli esseri umani sono stati costretti ad abbandonare causa inquinamento o disastro ambientale da loro stessi prodotto. Oggi Tikal è patrimonio mondiale dell’Unesco ed un’area protetta.