
Molti animali, compresi i nostri animali domestici, hanno una terza palpebra, ma gli esseri umani no. Questa struttura, chiamata anche membrana nittitante, può essere vista in vari mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Si estende orizzontalmente attraverso l’occhio, a differenza del movimento verticale delle palpebre superiori e inferiori.
Funzioni e variazioni
La terza palpebra ha diverse funzioni simili alle palpebre superiore e inferiore. Protegge l’occhio, rimuove i detriti e distribuisce le lacrime per mantenere l’occhio umido. In alcune specie, comprende uno scheletro cartilagineo o ghiandole che secernono lacrime, aiutando gli animali ad adattarsi a diversi ambienti come il mare, l’aria e gli alberi.
Adattamenti in ambienti diversi
In natura, le terze palpebre proteggono gli occhi dai corpi estranei. Gli animali del deserto come i cammelli le usano per proteggere gli occhi dalla sabbia. Gli animali acquatici come i lamantini hanno terze palpebre traslucide per facilitare la visione subacquea. I rapaci le usano durante il volo rapido per proteggersi dalle dannose correnti d’aria, mentre i picchi fanno affidamento su di esse per prevenire danni agli occhi causati da vibrazioni e segatura.
Cambiamenti evolutivi umani
Gli esseri umani e la maggior parte dei primati hanno perso la necessità di una terza palpebra. I nostri occhi sono meno esposti ai rischi ambientali e possono reagire rapidamente al pericolo. Tuttavia, gli esseri umani hanno ancora un residuo chiamato plica semilunaris, una piccola piega all’angolo dell’occhio. Alcuni scienziati suggeriscono che aiuta nel drenaggio delle lacrime, spiegando perché ci viene il naso che cola quando piangiamo.
Questo aspetto affascinante dell’anatomia animale evidenzia i diversi adattamenti delle specie ai loro ambienti. Anche se potremmo non avere la terza palpebra, i resti e le sue funzioni forniscono informazioni sul nostro passato evolutivo. Per maggiori dettagli, leggi l’articolo completo su The Conversation. [1]