
I grandi squali bianchi a volte mordono gli esseri umani e molto spesso i soggetti più a rischio sono i surfisti. Secondo un nuovo studio condotto dalla ricercatrice Laura Ryan del Neurobiology Lab della Macquarie University, i surfisti, in particolare quelli che remano sulle tavole da surf, vengono scambiati per animali pinnipedi (foche e leoni marini), quindi potenziali prede.
Lo studio
Lo studio, basato sulla neuroscienza relativa al sistema visivo degli squali, ha visto i ricercatori confrontare vari video che riprendevano, tra gli altri, foche e leoni marini che nuotavano, umani che nuotavano e umani su tavole da surf che remavano con le telecamere puntate verso la superficie dell’acqua. Le telecamere erano state poste sul degli scooter subacquei impostati per viaggiare ad una determinata velocità di crociera che simulasse quella degli squali predatori, spiega la Ryan.
Hanno poi fatto ricorso a varie simulazioni per elaborare i movimenti degli squali bianchi e la loro reazione di fronte a oggetti di forma diversa.
I risultati
I risultati mostravano che quando gli esseri umani nuotano o remano su una tavola da surf hanno una somiglianza molto forte con le foche e leoni marini. I ricercatori notavano, inoltre, che più piccole erano le tavole da surf, più venivano scambiate dagli squali per foche e leoni marini. Gli squali bianchi, infatti, tendono a predare, di solito, i cuccioli più piccoli e i giovani e non gli adulti.
I ricercatori che il fraintendimento da parte degli squali bianchi accade perché sono daltonici e quindi ciò che conta per loro è in realtà la forma dell’oggetto che stanno osservando. Questo significa che i vari colori che possono esserci su una tavola nonché quelli delle mute o del corpo dei surfisti non cambia il risultato.
Squali bianchi più giovani più pericolosi
Tra i più pericolosi per gli esseri umani ci sono gli squali bianchi più giovani: quelli più grandi, infatti, tendono, con il passare del tempo, ad avere un sistema visivo migliore. Man mano che crescono, spiega Nathan Hart, direttore del laboratorio di neurobiologia della suddetta università nonché autore senior dello studio, gli squali tendono ad imparare quali sono le prede migliori per loro e quindi, nel corso del tempo, la loro dieta cambia.
Inoltre quando superano una certa fase della loro vita, raggiungendo i 2,5 m di lunghezza, le mascelle cominciano ad indurirsi e quindi possono predare prede anche più grandi.
Note e approfondimenti
- A shark’s eye view: testing the ‘mistaken identity theory’ behind shark bites on humans | Journal of The Royal Society Interface (IA) (DOI: 10.1098/rsif.2021.0533)