
Un team di ricercatori dell’Università della California a Irvine ha analizzato l’aria intrappolata in vari strati di ghiaccio antartico per calcolare le quantità di idrogeno molecolare nell’atmosfera del corso degli ultimi 150 anni giungendo a conclusioni molto importanti. I ricercatori hanno calcolato un aumento del 70% per quanto riguarda la presenza dell’idrogeno atmosferico, un aumento che sarebbe avvenuto solo negli ultimi 150 anni.
Idrogeno aumentato da 330 a 550 parti per miliardo
Secondo i ricercatori, l’idrogeno molecolare nell’atmosfera è aumentato, nel corso di questo periodo, da 330 a 550 parti per miliardo dal 1852 al 2003. I campioni sono stati prelevati nei pressi di un sito al polo sud, vicino Megadunes, nell’Antartide.
John Patterson, uno degli autori principali dello studio, spiega che l’aria può essere intrappolata nel manto nevoso e nel ghiaccio perenne sopra la calotta glaciale al polo sud e quindi può fornire campioni molto utili per capire la composizione atmosferica nel corso dei decenni o dei secoli: “La nostra ricostruzione paleoatmosferica dei livelli di H2 (idrogeno, n.d.r.) ha notevolmente migliorato la nostra comprensione delle emissioni antropogeniche dall’inizio della rivoluzione industriale”.[1]
Idrogeno nell’atmosfera: non sembra essere diminuito negli ultimi decenni
Secondo il ricercatore la maggiore presenza di idrogeno nell’atmosfera terrestre è stata causata dalle attività umane, in particolare dai trasporti. Anche se le politiche di diversi paesi hanno in effetti portato ad un abbassamento dei livelli di monossido di carbonio nell’atmosfera, lo stesso effetto non sembra aver riguardato l’idrogeno. Secondo quanto spiega il ricercatore, non ci sono prove relative al fatto che le emissioni in atmosfera dell’idrogeno siano diminuite nel corso degli ultimi decenni. Probabilmente quelle fonti di inquinamento atmosferico non rappresentate da veicoli sono state sottovalutate.
Potrebbero esserci ulteriori aumenti di emissione di idrogeno
Inoltre, secondo i ricercatori, potrebbero esserci ulteriori aumenti di emissione di idrogeno nel prossimo futuro in quanto il cosiddetto “idrogeno a zero emissioni di carbonio” si sta diffondendo sempre di più, soprattutto per quanto riguarda il settore dei trasporti.
I ricercatori hanno collaborato con colleghi della National Oceanic and Atmospheric Administration, dell’Università del Colorado Boulder e della UC San Diego. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.[2]