Secondo uno studio presentato sul New England Journal of Medicine l’inibitore del co-trasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2) empagliflozin abbassa il rischio di morte per motivi cardiovascolari e di ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca nei soggetti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ridotta. I risultati, presentati al Congresso ESC 2021, sono stati conseguiti a seguito dell’analisi di due studi simili che hanno valutato l’effetto di questo medicinale, rispetto ad una sostanza placebo, in maniera randomizzata e in doppio cieco.
I ricercatori somministravano l’empagliflozin oppure la sostanza placebo ai pazienti per una media di 24 mesi. Tutti i pazienti avevano insufficienza cardiaca oppure una frazione di eiezione del 40% o meno. I pazienti erano più di 9700. I risultati mostravano che l’empagliflozin poteva ridurre il rischio di ospedalizzazione per l’insufficienza cardiaca.
“Questa analisi è stata progettata in modo prospettico e abbiamo sviluppato un piano statistico prima che qualsiasi paziente fosse reclutato in entrambi gli studi. La valutazione era protetta da alfa, il che significa che gli endpoint erano statisticamente potenti e imparziali perché specificando l’analisi aggregata nelle singole prove era protetto da un tasso di errore di falsi positivi gonfiato”, spiega Milton Packer, un ricercatore del Baylor University Medical Center di Dallas che ha realizzato lo studio.[1]