La teoria riguardante la possibilità che l’Islanda si trovi in realtà su un continente sommerso non ha mai trovato un vero appoggio a livello scientifico ma ora un nuovo studio, pubblicato su GeoScienceWorld e realizzato da tre scienziati provenienti da istituti britannici, francesi e norvegesi, supporta nuovamente questa idea e suggerisce che essa debba essere presa seriamente in considerazione.
Secondo i calcoli effettuati dai ricercatori, l’Islanda sarebbe la parte attualmente supera il livello dell’acqua di un grande continente sommerso che si estenderebbe per 1 milione di chilometri quadrati. Questo continente potrebbe estendersi dall’Europa alla Groenlandia.
Grande Islanda, un’enorme continente sommerso
I ricercatori parlano di Grande Islanda, un continente sommerso che includerebbe anche alcuni territori sommersi che si trovano ad ovest della Gran Bretagna. Questo continente sommerso sarebbe più grande dell’Australia. Si tratta di dati che, qualora venissero confermati in futuro, mostrerebbero che Pangea, il grande supercontinente esistito tra 335 e 175 milioni di anni fa effettivamente non si è “rotto” del tutto.
Questo approccio mitigherebbe tutti quei dubbi e quei misteri che circondano l’Islanda a livello geologico, come lascia intendere Gillian Foulger, una professoressa di geofisica del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Durham, una delle autrici dello studio.
Il mistero della crosta sotto l’Islanda
Uno dei misteri riguarda la crosta: quella sotto l’Islanda è infatti molto spessa, più di 40 chilometri. Si tratta di uno spessore che è almeno sette volte superiore a quello medio della crosta oceanica. Attualmente, a livello geologico, è una caratteristica ancora non spiegata.
Se però si considera che questa crosta fa parte di un grosso continente, come hanno fatto i tre ricercatori dietro questo studio, allora forse questo spessore può essere spiegato e i dati potrebbero cominciare ad avere un senso.
Studi più approfonditi verranno effettuati
Gli stessi ricercatori lasciano intendere che si stanno preparando a compiere studi molto più approfonditi che includeranno non solo la mappatura della composizione geologica del fondale marino dell’area islandese ma anche analisi della conduttività elettrica nonché di campioni di cristalli di zircone dell’area.
Più in là si potranno immaginare anche studi che includeranno una profilazione sismica con relative perforazioni ma per questo tipo di analisi c’è bisogno di finanziamenti molto più corposi che gli stessi ricercatori sperano comunque di ottenere vista l’importanza di una eventuale scoperta del genere.
Molti paesi spendono per ottenere diritti esclusivi dei fondali
Secondo quanto spiega Philip Steinberg, altro ricercatore a Durham, finanziamenti del genere non sono da escludere: sono molti paesi, in varie parti del mondo, che stanno spendendo delle cifre enormi per realizzare studi più approfonditi riguardanti la geologia marina.
Qual è il loro fine? Secondo Steinberg è quello di rivendicare dei diritti sugli stessi fondali e dunque sui minerali e su altre tipologie di risorse che si possono raccogliere. Studi del genere, come spiega la stessa Foulger, possono infatti avere impatti enormi per tutti quei paesi che cercano di stabilire una loro riserva esclusiva per quanto riguarda i confini marini e stabilire il confine di una piattaforma continentale sommersa potrebbe essere un primo passo importante.
C’è infatti una convenzione delle Nazioni Unite che garantisce agli stati i diritti esclusivi sulle risorse del fondale marino qualora possano dimostrare che questo stesso fondale risulta essere un’estensione sommersa della massa continentale di cui lo stesso stato fa parte.