Un nuovo sottoinsieme di cellule umane immunitarie che sembra contrastare efficacemente l’epatite B è stato scoperto da un team di ricercatori del Westmead Institute for Medical Research (WIMR).
I ricercatori si sono in particolare concentrati sulle cosiddette “cellule natural killer” (NK), linfociti che si rivelano molto importanti per il riconoscimento nonché per l’eliminazione delle cellule infettate da virus così come per le cellule tumorali.
Vantano una procedura che viene definita “naturale” in quanto riescono a riconoscere il nemico senza una particolare attivazione consentendo una reazione dell’apparato immunitario molto più veloce.
Recenti studi, condotti sui topi, avevano suggerito che queste cellule possono anche “ricordare” le infezioni causate da virus ma non è stato mai dimostrato se ciò possa avvenire anche negli esseri umani.
Analizzando le cellule NK umane vaccinate o infettate dal virus dell’epatite B e confrontandole con quelle che non erano stati esposti al virus, i ricercatori del Westmead hanno dimostrato per la prima volta l’esistenza di cellule “memory natural killer” (mNK) anche negli esseri umani a seguito dell’esposizione al virus dell’epatite B.
Si tratterebbe di una scoperta “piuttosto significativa, in quanto aiuta la nostra comprensione di come il corpo combatte contro l’HBV dopo la vaccinazione”, come spiega Golo Ahlenstiel, uno degli autori dello studio”.
“Tuttavia, non tutti coloro che sono stati vaccinati sperimenteranno lo stesso livello di protezione. Una percentuale di quelli vaccinati – circa il 5% – non sviluppa l’immunità contro l’HBV. Ciò significa che possono ancora sviluppare un’infezione, inclusa un’infezione cronica. Senza un trattamento adeguato, l’HBV cronico può portare a gravi complicazioni, tra cui il cancro al fegato e la cirrosi epatica con insufficienza epatica cronica. È fondamentale prevenire tali infezioni laddove possibile”, conclude il ricercatore che ha lavorato insieme a Ratna Wijaya e Scott Read.