Epidemia del XVI secolo nell’impero azteco causato da salmonella

Credito: GPoulsen, Pixabay, ID: 6950753

La forte epidemia che causò la morte di più di 800.000 persone nell’impero azteco durante il XVI secolo sarebbe stata causata dai batteri della salmonella. Lo studio è stato condotto da un team del Max Plankc Institute for the Science of Human History e certificherebbe l’ipotesi del trasferimento di malattie mortali dai coloni giunti in America dall’Europa alle popolazioni locali.
Gli studiosi hanno identificato il batterio della salmonella che causa la febbre tifoide, considerata una delle principali cause dell’estinzione dello stesso impero azteco.

Non essendo gli aztechi e in generale tutte le popolazioni native centroamericane e sudamericane mai state esposte ai batteri della salmonella, l’infezione divenne in pochissimo tempo virale provocando un altissimo tasso di mortalità tra i nativi.
Gli studiosi hanno esaminato le parti rimanenti di 24 cadaveri trovati all’interno di un cimitero nella città di Teposcolula-Yucundaa. Gli stessi ricercatori sono riusciti ad estrarre materiale biologico trovato ancora semi intatto tra i denti.

Hanno utilizzato in particolare una nuova tecnica conosciuta anche come Megan Alignment Tool (MALT) che a sua volta si basa su un algoritmo che riesce ad analizzare moltissimi e piccoli frammenti di DNA altrimenti difficilmente analizzabili con le classiche metodologie.
Analizzando poi vari documenti storici, si è compreso che quel cimitero raccoglieva i cadaveri di persone morte a causa dall’epidemia occorsa tra gli anni 1545 e 1550, nota anche come “cocoliztli”.

Fonti e approfondimenti

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