
La rivoluzione dell’agricoltura e dell’allevamento, con i primi tentativi di addomesticare gli animali e le piante, avvenne all’incirca 10.000 anni fa e, secondo un nuovo studio pubblicato su Quaternary Science Reviews, è da ricondurre ad una particolare “tattica” di caccia che, ad un certo punto, ha poi spinto poi gli uomini a capire che era più conveniente fare le cose in maniera più metodica.
Umani all’inizio cacciavano animali più grandi
Secondo i ricercatori dell’Università di Tel Aviv, i primi esseri umani che cominciarono a praticare la caccia su scala più o meno ampia, all’incirca 1,5 milioni di anni fa, davano la caccia agli animali più grandi disponibili nelle loro aree. In questo modo potevano contare sulle quantità di cibo più grandi con lo sforzo più piccolo.
Man mano che le prede più grandi si estinguevano o comunque cominciavano ad esaurirsi nelle loro aree, gli esseri umani cominciavano poi a cacciare animali sempre più piccoli. In pratica passavano alla dimensione successiva migliorando continuamente le loro tecniche di caccia.
10.000 anni fa il “punto di rottura”
Si arrivò, all’incirca 10.000 anni fa, ad una sorta di punto di blocco. Quando gli animali delle dimensioni dei cervi cominciarono ad estinguersi, alcuni gruppi umani iniziarono a cacciare animali sempre più piccoli ma cominciando a dedicare parte del loro tempo anche ai primi tentativi di agricoltura e di allevamento.
Lo studio sulle ossa animali
La conclusione è presentata in uno studio che, secondo il comunicato dell’Università di Tel Aviv, è “senza precedenti sia per portata che per orizzonte temporale”. I ricercatori hanno analizzato vari dati relativi ai numerosi ritrovamenti di ossa di animali scoperte in varie decine di siti preistorici in Israele e nell’area intorno (area del Levante meridionale).
Inizialmente ci si dedicava alla caccia agli elefanti
Questi dati mostrano chiaramente un continuo calo delle dimensioni della selvaggina. Ad esempio tra 1 e 1,5 milioni di anni fa gli umani erano soliti cacciare elefanti giganteschi, animali che potevano pesare anche fino a 13 tonnellate (circa il doppio del peso medio di un odierno elefante africano) e che potevano fornire circa il 90% del cibo che gli umani necessitavano. Le ossa di elefante sono state trovate dai ricercatori in quasi tutti i siti analizzati fino ad un periodo di circa 500.000 anni fa.
Poi si passò a cervi, bovini, cavalli, gazzelle, daini e lepri
A partire da 400.000 anni fa, spiegano i ricercatori, gli umani, così come i Neandertal che sono comunque vissuti nell’area fino a 45.000 anni fa, cominciarono a cacciare principalmente cervi ed altri animali del peso di circa una tonnellata, come cavalli o bovini selvatici.
A cominciare da 50.000 anni fa e fino a 10.000 anni fa, invece, il 70% delle ossa appartiene ad animali quali gazzelle o comunque ad animali che non pesavano più di 20-30 kg. Nei periodi successivi hanno cominciato invece a prevalere animali come daini o anche più piccoli, come tartarughe o lepri.
Come spiega Ran Barkai, uno degli autori dello studio, il dover cacciare animali sempre più piccoli ha contribuito a spingere l’umanità a realizzare un cambiamento epocale, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, un cambiamento che ha letteralmente plasmato la società odierna.
Note
- Levantine overkill: 1.5 million years of hunting down the body size distribution – ScienceDirect (DOI: 10.1016/j.quascirev.2021.107316)
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