
Secondo un tribunale tedesco, Facebook utilizza i dati degli utenti in maniera illegale in quanto non fa comprendere agli utenti stessi in maniera chiara le impostazioni relative alla privacy, in particolare nel momento in cui gli utenti si registrano.
Le impostazioni attivate in maniera predefinita contrastano le leggi tedesche secondo cui le informazioni personali possono essere utilizzate dalle società solo con accordi espliciti tra le due parti, la società stessa e l’utente.
Facebook, sempre secondo il tribunale tedesco, non riesce dunque ad offrire una scelta significativa e facilmente intelleggibile da parte degli utenti riguardo alle modalità con cui la società utilizza i suoi dati, secondo la Federazione delle organizzazioni dei consumatori tedeschi (VZBV) che ha inoltrato le prime denunce che hanno portato poi le autorità di indagare.
Secondo i giudici, sono ben cinque le impostazioni predefinite sulla privacy che risultano illegali in Germania. Tra di essi vi sono la condivisione dei dati sulla propria posizione e la possibilità di mettere a disposizione dei motori di ricerca esterni al sito i propri profili.
Inoltre, andando a scartabellare i termini di utilizzo di Facebook, la corte ha trovato che otto paragrafi non risultavano validi, tra cui quello che richiede di utilizzare nomi reali.
In un comunicato trasmesso tramite l’agenzia AFP, Facebook ha fatto però sapere che i termini di servizio di Facebook sono cambiati sostanzialmente da quando il caso è stato imbastito in Germania e che la società sta apportando ulteriori cambiamenti.
Fonti e approfondimenti
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