
I cambiamenti climatici, sostanzialmente il maggior caldo, potrebbero portare ad una accelerazione globale delle infezioni fungine, diverse delle quali fatali per gli esseri umani, fin quasi ad un raddoppio entro la fine di questo secolo.
È questa la conclusione a cui è arrivato uno studio pubblicato su AGO GeoHealth condotto da ricercatori dell’Università della California a Irvine.
Lo studio prende in considerazione particolare gli Stati Uniti dove aumenterà sensibilmente il numero degli stati colpiti dalla cosiddetta “febbre della valle”, conosciuta anche come coccidiomicosi, una micosi diffusa dai funghi Coccidioides immitis e da Coccidioides posadasii, particolarmente diffusa in California e nelle regioni calde e secche.
I ricercatori hanno eseguito proiezioni e modelli fino alla fine di questo secolo e hanno previsto che questa malattia fungina si sposterà maggiormente a nord, attraverso le Grandi Pianure, fino ad un punto in cui la maggior parte degli Stati Uniti occidentali potrà essere considerata endemica.
È quanto dichiara nel comunicato stampa Morgan Gorris, autrice principale Dello studio.
A far aumentare la replicazione e la diffusione di questi funghi sulla superficie del terreno saranno le particolari condizioni ambientali che si diffonderanno sempre di più e che oggi sono già caratteristiche della California e del sudovest degli Stati Uniti.
Piogge invernali su terreni asciutti consentono la crescita e la diffusione dei funghi.
Se il terreno viene trattata e smosso, ad esempio perché è coltivato ma anche a causa del passaggio delle persone, i filamenti dei funghi si rompano in spore, del diametro fino a due micron, particelle che poi possono essere lanciate nell’aria e inalate dalle persone più facilmente.
Entrato nei polmoni, il fungo si trasforma in piccole “palline” che crescono e si diffondono nei tessuti causando i sintomi caratteristici della febbre della valle, tra l’altro simili a quelle dell’influenza.
Lo stesso fungo si può poi diffondere in altre parti del corpo e, in casi rari, può arrivare al cervello causando la morte.
Si calcola che l’1% delle persone con febbre della valle muore e le persone più vulnerabili sono considerate le donne gravidanza, gli anziani e le persone con HIV.