
È una delle domande che affascina di più le persone in generale: qual è il limite della vita umana in termini di numero di anni? Con i miglioramenti delle tecnologie mediche e con i progressi nel campo medico le notizie relative ai record di longevità ormai non rappresentano più una sorpresa ma fornire una risposta ad una domanda del genere continua a non essere affatto semplice. Il problema è che non conosciamo davvero i meccanismi che producono l’invecchiamento, quelli che vanno al di là delle malattie collegate all’età. Ci hanno provato alcuni ricercatori di una società biotecnologica di Singapore, denominata Gero, che hanno realizzato uno studio pubblicato su Nature Communications.[2]
Resilienza umana ad un certo punto si esaurisce
Come spiegano i ricercatori, man mano che l’età avanza la capacità che il corpo umano ha di rispondere ai vari shock e ai fattori di stress si indebolisce sempre di più fino a quando, ad un certo punto, tende ad esaurirsi indipendentemente dalle malattie o dalle patologie fisiche di cui un soggetto può soffrire. Questo esaurimento sembra avvenire in maniera completa tra i 120 e i 150 anni di età. Proprio i 150 anni rappresenterebbero, dunque, il limite massimo dell’età umana, almeno secondo i risultati raggiunti da questo nuovo studio e considerando i livelli attuali dei progressi medici.
Biomarcatori dell’invecchiamento
I ricercatori hanno utilizzato i dati delle analisi del sangue di più di mezzo milione di persone residenti degli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Russia. Si sono interessati in particolare ai cosiddetti “biomarcatori dell’invecchiamento”. Hanno scoperto che, man mano che si invecchia, il corpo ci mette sempre più tempo per riportare i valori, a seguito di un’interruzione o di uno sbalzo, ai livelli normali. Inoltre il team ha effettuato delle analisi anche su diversi soggetti per i quali erano stati usati anche i dati raccolti da sensori indossabili trovando sempre lo stesso schema.
Invecchiamento come una progressiva perdita di resilienza
Secondo Andrei Gudkov, ricercatore del Roswell Park Comprehensive Cancer Center e uno degli autori dello studio, i risultati suggeriscono una “svolta concettuale”: ora si può considerare l’invecchiamento come una progressiva perdita di resilienza e le malattie collegate all’età come delle “esecutrici di morte” avallate proprio dalla suddetta perdita di resilienza. In pratica anche la prevenzione e i trattamenti più efficaci per contrastare le malattie legate all’età possono arrivare solo a migliorare un po’ la durata media della vita ma non la durata massima. Per migliorare la durata massima dovrebbero essere sviluppate vere e proprie terapie anti-età.
Meccanismi ancora sconosciuti
Gli scienziati non hanno individuato i veri meccanismi relativi alla perdita di resilienza che avviene con l’avanzare dell’età ma credono che solo l’aumento del livello di resilienza del corpo può aiutarci a vivere più a lungo oltre che a riprenderci maniera più effettiva dalle malattie. A tal proposito le recenti ricerche sull’accorciamento dei telomeri, una caratteristica propria dell’invecchiamento, sono molto promettenti.[1]
Note e approfondimenti
- How Long Can We Live? New Research Says the Human Lifespan Tops Out at 150
- Longitudinal analysis of blood markers reveals progressive loss of resilience and predicts human lifespan limit | Nature Communications (DOI:/10.1038/s41467-021-23014-1)
- Gero scientists found a way to break the limi | EurekAlert!