Fitoplancton infetto dai virus, ecco come funziona

Un'immagine satellitare di una fioritura di Emiliania huxleyi e un'immagine dell'infezione virale di una cellula di questo microrganismo (credito: MODIS, NASA; Steve Gschmeissner, Photo Researchers Inc.; Kay Bidle e Christien Laber, Rutgers University)

Uno studio importante per quanto riguarda le infezioni virali subite dal fitoplancton è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications. I ricercatori hanno analizzato le modalità con cui i virus possono infettare il fitoplancton, notoriamente soggetto a queste tipologie di infezioni, ed hanno scoperto che effettivamente i virus possono avere un impatto pesante sulla loro formazione, sul loro declino e sulla loro esistenza influenzando anche il loro ciclo del carbonio.
Hanno però notato che gli effetti più gravi si hanno quando il fitoplancton è già di per sé “stressato”, ossia quando si trova in una situazione in cui i nutrienti sono in via di esaurimento, come spiega Benjamin Knowles, ora ricercatore alla UCLA, autore principale dello studio: “Riteniamo che questo modello completamente nuovo di infezione sia diffuso negli oceani e possa alterare radicalmente il modo in cui vediamo le interazioni ospite-virus e l’impatto dei virus sugli ecosistemi e sul ciclo biogeochimico poiché va sempre contro il modello classico da tempo accettato dei virus essere letali e uccidere le cellule”.

I ricercatori hanno analizzato in laboratorio le interazioni tra i virus e il fitoplancton e hanno eseguito le stesse tipologie di analisi anche in mini fioriture controllate al largo delle coste della Norvegia. Hanno posto la propria attenzione soprattutto su un gruppo di virus, denominati coccolithovirus, che regolarmente uccidono gli Emiliania huxleyi, uno dei tanti costituenti del plancton che galleggia e si fa trasportare dalle correnti.
Scoprivano che i virus riescono a “rompere” le cellule della loro “vittima” e in questo modo rendevano disponibile materia organica per altri organismi. Tuttavia queste cellule infettate non morivano subito ma si moltiplicavano e fiorivano per un po’in una relazione che Kay D. Bidle, un oceanografo microbico della Rutgers-New Brunswick, autore senior dello studio, definisce simbiotica.
Lo stesso Bidle aggiunge: “Riteniamo che queste dinamiche appena scoperte si applichino anche ad altre interazioni virus-alghe attraverso gli oceani e siano fondamentali per il funzionamento dell’infezione. Combinando approcci sperimentali, teorici e ambientali, il nostro lavoro presenta un modello per diagnosticare questo tipo di infezione in altri sistemi”.

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