
Una forma di inquinamento nell’acqua dei fiumi intorno a Tokio collegata alle tecniche di risonanza magnetica (MRI) usate nel contesto medico è stata scoperta da un team di ricercatori dell’Università metropolitana di Tokio.
I ricercatori hanno infatti scoperto quantità elevate di gadolinio nelle acque dei fiumi della città. Quest’ultimo può diventare tossico quando esposto ai raggi ultravioletti.
Per eseguire le risonanze magnetiche, infatti, si iniettano ai pazienti dei “mezzi di contrasto” per far sì che le caratteristiche che si vogliono individuare nel corpo, nel corso delle stesse scansioni, risultino più evidenziate.
Questi mezzi di contrasto contengono gadolinio che è un metallo delle terre rare tossico per il corpo ma che, per essere utilizzato durante questa procedura, viene reso sicuro tramite una procedura che lo vede legato ad un agente che lo rende non reattivo.
Il gadolinio, poi, viene espulso dei pazienti tramite le urine e quindi si fa facilmente strada nei sistemi fognari e in quelli delle acque reflue. Gli impianti di trattamento non riescono a rimuoverlo e quindi, anche se piccole quantità, raggiunge facilmente gli ambienti acquatici e naturali.
In passato degli esperimenti di laboratorio hanno mostrato che questo elemento, quando esposto alla luce ultravioletta, può ritornare al suo stato tossico ed è proprio per questo che è importante quantificare la sua presenza nell’ambiente.
È quello che hanno fatto il professor Kazumasa Inoue e il suo team misurandola quantità di gadolinio nei fiumi di Tokio e trovando quantità significative.
Approfondimenti
- Impact on gadolinium anomaly in river waters in Tokyo related to the increased number of MRI devices in use – ScienceDirect (IA) (DOI: /10.1016/j.marpolbul.2020.111148)
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