Flavivirus, fatte importanti scoperte su come si replicano nel corpo

I ricercatori dell’Università Statale del Colorado Brian Geiss e Kelly Du Pont che hanno partecipato allo studio (credito: Joe Mendoza/CSU Photography)

Un team di ricercatori ha ottenuto risultati che loro stessi hanno definito “sorprendenti” per quanto riguarda le modalità di replicazione di virus che possono provocare gravi malattie nell’uomo come quello del Nilo Occidentale, quello della dengue e quello Zika.
Secondo i ricercatori dell’Università Statale del Colorado le importanti informazioni ottenute tramite questo studio potrebbero essere utili per sviluppare un farmaci o anche nuovi vaccini.

In particolare hanno analizzato l’elicasi NS3, un enzima del virus che rimodella l’acido nucleico e che favorisce la replicazione dei flavivirus sciogliendo l’acido ribonucleico a doppio filamento.
L’NS3, per fare questo, utilizza l’adenosina trifosfato (ATP), una molecola che si trova nelle cellule.

Kelly Du Pont, prima autrice dello studio, con l’aiuto del team ha scoperto che questo processo è simile a quello che avviene con una cerniera mentre l’energia prodotta dall’ATP può essere paragonata al sistema di trasmissione di un’automobile: “Il rilascio di energia dal carburante spinge i pistoni su e giù per girare la trasmissione e poi le ruote, facendo avanzare la macchina. NS3 utilizza l’ATP come combustibile per svolgere l’acido ribonucleico a doppio filamento, ma non sappiamo dove sia l’albero a gomiti o la trasmissione per questa macchina.”

Nel fare queste analisi i ricercatori hanno identificato anche la parte dell’NS3 che fa da “freno” durante questo processo e hanno identificato alcune mutazioni che rendono l’NS3 più veloce del normale ma anche meno inefficiente nel replicare il virus all’interno delle cellule.
Queste informazioni potrebbero essere potenzialmente utili per prendere di mira quelle regioni all’interno dell’elicasi tramite farmaci o anche per sviluppare vaccini contro quei virus per i quali ancora non esistono.

“La maggior parte dei vaccini sono sviluppati trovando mutazioni casuali che rallentano la crescita del virus”, riferisce la ricercatrice. “Comprendendo in che modo gli enzimi virali come l’NS3 funzionano in modo molto dettagliato, possiamo usare queste informazioni per progettare razionalmente nuovi virus mutanti che si replicano meno bene e agiscono meglio come un vaccino, senza dover fare affidamento sulla possibilità di produrre il vaccino. Questo può aiutare a sviluppare vaccini più rapidamente e precisamente”.

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