
Un nuovo modo di pesci per difendersi da predatori quali delfini e foche è stato scoperto da un team di ricercatori della Monash University. Il prezzo che devono pagare questi predatori pur di cibarsi di alcune specie di pesci può essere infatti a volte molto alto.
I ricercatori, che hanno pubblicato il proprio studio su Diseases of Aquatic Organisms, hanno infatti scoperto che i volti e le teste di questi predatori al largo delle coste della Nuova Zelanda vedono a volte la presenza di diversi aculei, di varie dimensioni, conficcati nella carne, qualcosa che per gli animali deve essere abbastanza doloroso.
In una sola foca i ricercatori hanno scoperto più di una dozzina di ferite diverse inflitte da questi aculei.
Guidati dal biologo marino David Hocking, i ricercatori hanno poi scoperto che questi aculei e spine appuntite provengono da una specie di razza marina e dal ghostshark australiano (Callorhinchus milii), un altro pesce simile.
È la prima volta che si comprende quanto possa essere pericoloso per foche e predatori simili cibarsi di questi pesci ma i ricercatori ritengono che queste ferite, anche se non sono state identificate mai prima, potrebbero essere piuttosto comuni soprattutto nelle foche che cacciano regolarmente i ghostshark, come spiega Felix Marx, ricercatore del museo Te Papa Tongarewa della Nuova Zelanda, altro autore dello studio: “Forse non è sorprendente, poiché le ferite potrebbero facilmente essere nascoste sotto la folta pelliccia delle foche”.
Approfondimenti
- Inter Research » DAO » v139 » p81-86 (IA) (DOI: 10.3354/dao03473)
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