
I buchi neri supermassicci rappresentano uno dei più grandi misteri dell’universo. Sono stati infatti individuati buchi neri supermassicci risalenti a centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang, quando l’universo era tutto sommato molto giovane. Il mistero risiede nel fatto che i buchi neri supermassicci, per diventare supermassicci, devono acquisire tantissimo materiale e per farlo c’è bisogno di tempo, almeno considerando le teorie che gli scienziati hanno sviluppato riguardo alla loro formazione.
- Buco nero supermassiccio più vecchio risale a 700 milioni di anni dopo Big Bang
- Nuova teoria rivela che buchi neri supermassicci possono formarsi da collasso di nubi
- Evento rilascerebbe molte radiazioni elettromagnetiche
- Forse individuabili tramite onde radio
- Potrebbe essere usato Square Kilometer Array
- Note e approfondimenti
Buco nero supermassiccio più vecchio risale a 700 milioni di anni dopo Big Bang
Come spiega Universe Today, fino ad ora il buco nero supermassiccio più “vecchio” mai individuato risale a meno di 700 milioni di anni dopo il Big Bang. Considerando le teorie riguardo alla formazione dei buchi neri supermassicci, gli scienziati hanno notevoli difficoltà nello spiegare i buchi neri così grandi in una fase così ancestrale dell’universo.
Nuova teoria rivela che buchi neri supermassicci possono formarsi da collasso di nubi
Tuttavia una teoria ci dice che i buchi neri possono anche non formarsi tramite il collasso delle stelle massicce e acquisendo poi man mano in materiale circostante. Una teoria relativamente nuova, infatti, ci dice che una nube di gas abbastanza grande può in effetti collassare su sé stessa andando a formare un buco nero, dunque “saltando” la fase della formazione stellare e tutto il periodo di vita della stella.
Evento rilascerebbe molte radiazioni elettromagnetiche
Un evento del genere, quello relativo al collasso di una nube che poi diventa un buco nero, andrebbe a rilasciare una quantità enorme di radiazioni elettromagnetiche. Queste ultime potrebbero forse essere rilevate dai nuovi telescopi, in particolare dal James Webb e dal Nancy Grace Roman. Si tratterebbe, in ogni caso, di radiazioni che, una volta giunte a noi, si rivelerebbero molto deboli e quindi la possibilità di intercettarle non è poi così alta.
Forse individuabili tramite onde radio
Un nuovo studio, pubblicato su arXiv, spiega però che forse esiste un altro periodo per individuare il collasso di una nube in un buco nero gigante: l’osservazione tramite le onde radio.
Quando la nube collassa e diventa un buco nero, infatti, dovrebbero formarsi di dischi di accrescimento intorno in quanto il materiale che non è collassato comincia a ruotare in maniera molto veloce. Proprio questi dischi di accrescimento dovrebbero emettere fortissime onde radio, simili a quelle emesse dai quasar, buchi neri supermassicci che di solito si trovano al centro delle galassie e che comunque sono circondate da dischi di accrescimento enormi e vorticosi.
Potrebbe essere usato Square Kilometer Array
Per rilevare tramite le onde radio il collasso di una nube primordiale potrebbe rilevarsi utile, secondo quanto spiega Universe Today, lo Square Kilometer Array, una rete di telescopi in corso di installazione in Sudafrica e in Australia e che dovrebbe essere completata nella seconda metà degli anni 2020.