
Uno dei metodi di cui si parla spesso in relazione alla difesa planetaria dai futuri impatti di asteroidi di una certa dimensione sul nostro pianeta è quello relativo alla deviazione della sua orbita tramite una deflessione “artificiale”. La deflessione può essere provocata, gravitazionalmente, da un oggetto vicino, ad esempio una navicella mandata dalla Terra, o anche da un oggetto impattante o da un’esplosione nucleare vicino all’asteroide. In effetti si tratta di uno dei metodi più efficienti finora individuati dagli scienziati per far sì che un asteroide non ci colpisca.
Bomba per frantumare asteroidi: un’opzione non più fantascientifica
Tuttavia ci si sta rendendo conto che quest’opzione non sempre è applicabile. Con tempi di allerta troppo brevi non ci sarebbe il tempo non solo per ideare la missione e mettere a punto tutte le varie fasi ma anche per provocare una deflessione dell’orbita dell’asteroide sufficiente affinché ci eviti.
E quindi si ritorna quella che, almeno fino a 15-20 anni fa, grazie anche ad alcuni noti film di fantascienza, era l’opzione a cui maggiormente si pensava (o forse era quella a cui il pubblico faceva più riferimento) quando si parlava di pericoli legati ad impatti degli asteroidi: frantumarli in vari pezzi con un’esplosione tipicamente creata da una bomba nucleare che colpisce la sua superficie.
Frantumazione dell’asteroide: simulazioni rassicuranti
Un nuovo studio, pubblicato su Acta Astronautica e realizzato dal ricercatore Patrick King, prende in considerazione proprio questa ipotesi. Il ricercatore ha calcolato le diverse orbite dei pezzi di asteroidi risultanti dalla frantumazione e come le loro diverse velocità possono influenzare il loro destino, soprattutto il loro eventuale impatto sul nostro pianeta.
Innanzitutto il ricercatore mette in chiaro una cosa che è abbastanza rassicurante: per tutti gli scenari che ha preso in considerazione, frantumando l’asteroide solo due mesi prima della data di impatto prevista con la Terra si riduce in maniera importante la frazione di massa impattante.
Scenario considera bomba da 1 megatone
Naturalmente per gli asteroidi più grandi la dispersione dei pezzi più piccoli sarebbe meno pronunciata ma anche in questo caso il 99% della massa dell’asteroide mancherebbe la Terra se la frantumazione avvenisse almeno sei mesi prima della data dell’impatto.
Gli scenari considerati prevedono la collocazione di un dispositivo nucleare da 1 megatone fatto scoppiare a pochi metri dalla superficie dell’asteroide. L’asteroide preso in considerazione negli scenari aveva un diametro di 100 metri, un quinto della dimensione dell’asteroide Bennu.
Calcoli complessi
La difficoltà di fare studi del genere, come sottolinea lo stesso King, sta nel calcolare tutte le orbite dei frammenti, un calcolo molto più complesso rispetto a quello che di solito si fa quando si deve invece solo eseguire la deviazione artificiale di un’orbita.
In ogni caso si tratta di calcoli che bisogna cominciare a fare seriamente perché avere una seconda possibilità, nel caso la deflessione dell’orbita di un asteroide non avesse successo, è un’opportunità fondamentale per salvaguardare il pianeta da questo pericolo.
Tutto dipende dal tempo che si ha a disposizione
In generale il ricercatore ritiene che se si ha molto tempo a disposizione, ad esempio decenni, conviene sempre optare per la deviazione dell’orbita del corpo impattante. Quando il tempo a disposizione è invece misurabile in pochi mesi, avere una seconda chance come quella relativa alla bomba nucleare per la frantumazione è fondamentale.
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Note e approfondimenti
- Late-time small body disruptions for planetary defense – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.actaastro.2021.07.034)