Gatti amano davvero riportare oggetti come i cani, lo dice uno studio

Il riporto nei gatti è più comune di quanto si pensasse in precedenza, secondo un recente articolo pubblicato su PLOS ONE, [1] . Lo studio rivela che il 41% dei gatti domestici adotta il comportamento del riporto, sfidando la percezione che questa attività sia esclusiva dei cani.

Risultati sorprendenti sul comportamento felino

Sebbene sia ampiamente noto che ai cani piace riportare, molti potrebbero sorprendersi nello scoprire che quasi la metà dei proprietari di gatti intervistati ha dichiarato che i propri animali domestici recuperano anche oggetti. Lo studio, che ha intervistato oltre 8.000 proprietari di gatti, mostra che i gatti birmani, siamesi e tonkinesi sono particolarmente inclini a riportare. I dati suggeriscono che questo comportamento, sebbene spesso collegato a istinti predatori, potrebbe riguardare maggiormente la giocosità e l’interazione con gli umani.

Perché i gatti riportano?

L’articolo evidenzia che il riportare nei gatti potrebbe essere collegato al loro comportamento di caccia, ma è più comune tra i gatti che vivono in casa. Questi felini potrebbero dedicarsi al riporto come un modo per incanalare i loro istinti naturali in un ambiente interno. Lo studio ha anche scoperto che i gatti più attivi e giocosi hanno maggiori probabilità di riportare, mentre gli animali più anziani e quelli con problemi di salute hanno meno probabilità di partecipare.

Confronti con i cani

Il 78% dei 74.000 proprietari di cani intervistati ha confermato che i loro animali domestici sono portati al riporto, in particolare quelle razze storicamente allevate per il riporto, come Labrador e Golden Retriever. L’articolo sottolinea che, a differenza dei gatti, il riporto nei cani è spesso collegato all’addestrabilità, con razze allevate per compiti specifici, come la pastorizia o la caccia, più propense a riportare.

Approfondimenti

  1. Making fetch happen: Prevalence and characteristics of fetching behavior in owned domestic cats (Felis catus) and dogs (Canis familiaris) | PLOS ONE
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