Un gene difettoso collegato alla demenza sembra aumentare il rischio di incorrere in una condizione di COVID-19 grave secondo uno studio condotto da ricercatori delle scuole mediche delle università di Exeter e del Connecticut.
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno utilizzato una biobanca britannica contenente i dati di più di 500.000 persone. I ricercatori riscontravano un rischio più grave di COVID-19 in quei soggetti di origine europea caratterizzati dalla presenza di due copie difettose del gene APOE (denominato anche e4e4).
È stato calcolato che fino ad una persona su 36 di origine europea possiede due copie difettose di questo gene, già conosciuto perché aumenta il rischio di incorrere nell’Alzheimer e in malattie di natura cardiaca. Il nuovo studio è stato pubblicato sul Journal of Gerontology.
“Questo è un risultato entusiasmante perché ora potremmo essere in grado di individuare come questo gene difettoso causi vulnerabilità alla COVID-19. Ciò potrebbe portare a nuove idee per i trattamenti. È anche importante perché dimostra ancora una volta che l’aumento dei rischi di malattia che sembrano inevitabili con l’invecchiamento potrebbe effettivamente essere dovuto a specifiche differenze biologiche, che potrebbero aiutarci a capire perché alcune persone restano attive a partire dai 100 anni, mentre altre diventano disabili e muoiono sulla sessantina”, spiega Chia-Ling Kuo, ricercatrice della UConn ed una delle autrici dello studio.